COLONIAL GHOSTS – Zwelethu Machepha

 

COLONIAL GHOSTS – ZWELETHU MACHEPHA

a cura di EMMA VANDERMERWE

La mostra Colonial Ghosts raduna i differenti mezzi  espressivi  del giovane artista sudafricano Zwelethu Machepha. Attraverso disegno, pittura e incisione Machepha cattura – sia nel figurativo che nell’astratto – le storie e i linguaggi del mondo che lo circonda. Un codice espressivo “pixelato” e ridefinito attraverso patterns che è simultaneamente una denuncia del mondo digitalizzato con il quale ci confrontiamo ogni giorno, ma è anche una puntigliosa ricerca dei colori e degli stili che potrebbero assimilarsi alla sua cultura ereditaria originale.

Un forte dialogo e contrasto si crea fra le recentissime piccole figure dai contorni sottili, in bianco fluorescente, e le grandi figure a più pannelli della serie Colonial Ghosts che popolano la sala centrale, una sorta di piazza virtuale e digitale dove entrando ci si mescola ad una umanità sconosciuta. E tutto questo spiega bene il processo di sperimentazione dell’artista: originariamente basato su interpretazioni letterali dei suoi soggetti umani – e l’essenza di questa umanità traspare dalle opere esposte – ma poiché l’artista guarda oltre i riferimenti visivi, quei soggetti vengono ridotti alla loro essenza astratta. Rispondendo quindi alla vitalità degli spazi urbani con i quali Machepha è entrato in contatto, nuove figure sono apparse nella sua piazza virtuale, ciascuna con una propria e diversa identità e sono proprio queste nuove presenze che si percepiscono muovendosi da un ambiente all’altro: presenze umane che tendono a perdere gradualmente la loro forma riconoscibile. Machepha spiega che la sua è una ricerca di identità in un ambiente sempre più globalizzato che accelera così tanto da farci perdere le radici e la conoscenza di noi stessi. Un’esperienza di frantumazione identitaria che il pubblico proverà direttamente di fronte alle figure che rimangono riconoscibili da lontano ma si dissolvono e si scompongono in linee e patterns non appena si cerca di avvicinarle.

Al termine della residenza a Roma Machepha ha deciso di includere nella mostra due nuove grafiche, nate dal confronto avuto con Alessandro Fornaci alla Stamperia del Tevere. Qui, è l’emotività ad aver preso il sopravvento. La forma figurativa si è definitivamente dissolta, non c’è più nulla di letterale nell’umanità che l’Artista ritrae, ma tutto si racconta attraverso la moltitudine dei segni. Un paesaggio ridefinito appunto in patterns che hanno le stesse radici millenarie dell’antica Roma. (Emma Vandermerwe – Everard Read Gallery, Cape Town)

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ARP Project – La residenza come conoscenza partecipata

Sono passate ormai tre settimane dall’arrivo di Zwelethu Machepha da Johannesburg a Roma e dall’inizio della sua residenza artistica nella capitale.

“In queste settimane passate a Roma mi considero davvero fortunato per essere stato immerso nella ricchezza e nella bellezza di questa nazione. Ho visto uno scenario affascinante. La storia che questi monumenti esprimono è carica di un’identità che è davvero difficile da trovare da dove provengo” dice Machepha, che sta preparando la mostra con cui concluderà la residenza a Roma, il 31 maggio alle 18 al Centro Luigi Di Sarro.

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Sono state tre settimane piene, coinvolgenti e sempre in movimento. ARP – Art Residency Project prevede infatti che gli artisti selezionati per la residenza vivano un quotidiano incontro con Roma intesa tanto nel suo aspetto storico-archeologico quanto in quello più contemporaneo. Oltre infatti, ai Fori e al Colosseo, l’Ara Pacis e il Pantheon, l’incontro di Machepha con l’arte contemporanea e la scena romana si è “consumato” giorno dopo giorno attraverso studio visits e openings. La residenza, seguita dall’inizio dalla squadra di giovani operatori culturali nei vari ruoli previsti dal progetto ARP – Emanuele Rinaldo Meschini, Angelica Farinelli e Giorgio Cristiano – si è costantemente arricchita di presenze andando a costituire una serie di relazioni e una sorta di gruppo pronto ogni volta a interagire con l’artista. Intorno a Machepha hanno infatti iniziato a riunirsi e incontrarsi artisti e curatori che a loro volta hanno offerto altri percorsi e incontri. E’ il caso di Giulia Lo Palco, che a sua volta ha aperto la strada al laboratorio di incisione “Stamperia del Tevere” diretto da Alessandro Fornaci, presso il quale ogni fine settimana Machepha lavora sulle proprie lastre. Gli studio visits ci hanno portato da Giuseppe Pietroniro e Marco Raparelli artisti già noti nel panorama italiano, e da Leonardo Petrucci e Giovanni De Cataldo al Pastificio Cerere.  Machepha non si è confrontato solo con artisti romani, ma anche con artisti in residenza presso le diverse accademie straniere, come Damien Duffy e Joseph Griffiths ospitati in questo periodo a Roma presso la British Academy.

Gli opening ai quali Machepha ha partecipato sono stati numerosi, quasi uno al giorno. Dalla personale di Vittorio Schillaci presso la galleria Operativa di Carlo Pratis, alla collettiva Studio System degli artisti in residenza all’American Academy, alla mostra di Camille Henrot alla Fondazione Memmo, passando per le tre serate finora organizzate dallo spazio Q13 di Carlo Caloro. Qui, in una zona come il quartiere Aurelio lontana da ogni tratta turistica, Machepha è entrato in contatto con diversi artisti giovani e indipendenti ed in particolare con Stefan Nestoroski,  macedone di origine, ma di formazione italiana.

Numerose sono state anche le visite ai musei di cui Roma è ricca. Fino ad ora, il progetto ARP ha accompagnato Machepa alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, al Macro e al Museo Luigi Pigorini. Tra le opere d’arte pubblica, il gruppo ha partecipato ad una preziosissima visita guidata da Sara Spizzichino (image researcher, CO-Team Captain Shadow Puppets per il progetto Triumphs and Laments) alla monumentale opera di William Kentridge sui muraglioni del Tevere, guarda caso un altro artista sudafricano stregato da Roma.

 

ARP Project – Let’s start with the residency

Martedì 3 maggio è iniziata ufficialmente la residenza dell’artista sudafricano Zwelethu Machepha (Johannesburg 1990). Durante questo periodo Machepha entrerà in contatto con artisti e curatori della scena romana, scoprirà la storia e i monumenti della città eterna, visiterà i principali musei, ma anche la scena dell’arte indipendente e le periferie, che disvelano una diversa immagine della metropoli tanto amata dai turisti. Scopo di questa residenza è il dialogo culturale, la possibilità per un artista giovane di venire in contatto con quelle differenze che possano portare ad una crescita professionale e umana. Accanto a Zwelethu Machepha, lavorano al progetto un gruppo di altri giovani operatori culturali con diverse specificità artistiche, che contribuiranno a rendere la residenza una full immersion nella città. L’opening della mostra che concluderà la residenza sarà il 31 maggio presso il Centro Luigi Di Sarro.

Zwelethu Machepa  è sotto molti aspetti la personificazione della giovane generazione di artisti urbani Africani. Indagando su differenti media – disegno, pittura, grafica, scultura e arte performativa, esprime ciò che osserva, metabolizza e vive.

Il suo lavoro si incentra sul tema della contro storia e del colonialismo inteso come appropriazione d’identità da parte dell’altro.

Scrive la curatrice Emma Van Der Merwe della Everard Read Gallery di Cape Town: Zwelethu ha compiuto un percorso che vede lo stampatore e ritrattista trasformatosi in osservatore della varia e numerosa popolazione che anima i paesaggi africani, grazie alla profonda e personale conoscenza che ha delle forme, sia figurative che astratte, che sono il tema base del suo ultimo corpo di opere dal titolo “Colonial Ghosts” che qui a Roma cercherà di mettere in dialogo con una differente realtà. Scopriremo nella mostra al Centro Di Sarro, quanto e cosa l’artista avrà tratto dal  travolgente percorso di conoscenza e crescita maturato durante il suo soggiorno romano. I lavori che si definiranno grazie all’immersione in un mondo “altro” lo porteranno ad rivedere anche il dialogo fra se stesso e il suo lavoro, il suo linguaggio e i suoi pattern che saranno portati ad assorbire le energie delle architetture, dei colori e della gente di Roma”.

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Zwelethu Machepha
Zwelethu Machepha

Zwelethu Machepha selezionato per ARP – Art Residency Project 2015/2017

Zwelethu Machepha selezionato per Art Residency Project 2015/2017 

5° edizione dello scambio artistico-culturale tra Italia e Sudafrica

Il Centro Luigi Di Sarro di Roma e il partner Everard Read Gallery di Cape Town sono lieti di comunicare che l’artista sudafricano scelto per partecipare all’edizione 2015/2017 di ARP – Art Residency Project – è Zwelethu Machepha.

Zwelethu Machepha è nato a Johannesburg nel 1990. Dopo la laurea ha frequentato l’Artist Proof Studio per studiare la tecnica dell’incisione. I suoi lavori di pittura, disegno e grafica sono stati inseriti in prestigiose mostre collettive, inclusa l’Art Gallery di Johannesburg.

Zwelethu Machepha svolgerà una residenza a Roma dal 3 maggio 2016 al termine della quale terrà una mostra personale, presso il Centro Di Sarro, con inaugurazione il 31 maggio 2016. La mostra e la residenza termineranno rispettivamente l’11 giugno e il 13 giugno 2016.

Durante il periodo di residenza il lavoro di Machepha sarà filmato e fotografato al fine di realizzare un documentario e un catalogo che comprenderà anche la seconda parte del progetto che prevede la residenza e la mostra personale di un artista italiano a Cape Town nel mese di febbraio-marzo 2017.

Entrambi gli artisti partecipanti alle residenze realizzeranno insieme un’opera site-specific presso lo Tsoga Community Centre della township Samora Machel, dove, in marzo 2017, si svolgerà un evento, in collaborazione con il Consolato d’Italia a Cape Town, che coinvolgerà gli artisti della scena informale dei sobborghi di Cape Town, selezionati per un contest che assegnerà un premio finale.

L’intero progetto, destinato alla formazione culturale di giovani under 35, gode del contributo del  MAECI, Ministero Italiano per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale ed è patrocinato dall’Ambasciata d’Italia in Sudafrica e dall’Ambasciata del Sudafrica in Italia.

From Colonial series, mixed media
Z. Machepha – Colonial Ghosts series

Arp-Art Residency Project 2015/17

Riparte con il contributo del MAE il progetto di residenze artistiche fra Roma e Cape Town in Sudafrica.

Giunto al suo quarto biennio di attività, il programma di scambi culturali, dedicato ai talenti emergenti, vede per il prossimo biennio il Centro Di Sarro e la Galleria Everard Read – con il contributo del Ministero Italiano degli Affari Esteri e il patrocinio delle rappresentanze diplomatiche dei due paesi – impegnati in una nuova e più ampia proposta che porterà un giovane artista sudafricano a Roma e un italiano a Cape Town per una residenza di un mese ed una mostra personale. A Cape Town poi, a conclusione del biennio, si svolgerà un evento sostenuto dal Consolato Italiano a Cape Town che interesserà il Centro comunitario di Samora Machel e i giovani artisti della scena informale. Il team del Centro Di Sarro, con i partner locali Slowdesign e Rainbowmediagroup, è in questi giorni al lavoro per la selezione dei partecipanti, tutti under 35, e l’organizzazione delle attività.

Arp-Art Residency Project 2016/17 - Cape Town
Landscape – Cape Town, Sudafrica

ARP 2015 – RUAN COLEMAN Residency in Rome

 

ARP Project 2014 – Paolo Baraldi, Not a Line

Not a Line (a shadow line)

è il progetto di Paolo Baraldi selezionato per ARP – Art Residency Project a Cape Town, Sudafrica, dal 1 settembre al 15 ottobre 2014

Si rinnova per il secondo anno il progetto di residenza artistica tra Italia e Sudafrica realizzato dal Centro Luigi Di Sarro di Roma e la SMAC Art Gallery di Cape Town. Il progetto ARP ha il patrocinio del Consolato Italiano a Cape Town e dell’Ambasciata del Sudafrica in Italia.

Dopo l’esperienza di Paolo Bini a Cape Town nel 2013 e di Jake Aikman a Roma nel 2014, nel prossimo mese di settembre sarà PAOLO BARALDI a vivere e lavorare a Cape Town per 30 giorni al termine dei quali una mostra presenterà l’intero progetto realizzato. Il progetto Not A Line (a shadow line) nasce come un intervento artistico urbano sulla mappa della rete dei nuovi bus cittadini MY CITY che hanno rivoluzionato la mobilità di Cape Town. Not a line, perchè la mappa del trasporto è tutt’altro che lineare, e lo spostamento delle persone è anche uno scambio umano. Gli autobus My City attraversano sia i luoghi turistici, che le periferie della città. Ogni fermata del bus rappresenterà per l’artista una scoperta e un incontro, con luoghi, persone, situazioni, immagini, riprodotti in forma d’ombra. In questo senso il progetto artistico si trasformerà anche in una indagine sociale, una ricerca di etnografia urbana.

Paolo Baraldi ha descritto così il progetto per Cape Town:

“Disegnare, fotografare e incidere, sono passaggi di un processo di memorizzazione: i volti, le esistenze, le luci e le ombre delle persone che incrocerò in questa mia esperienza verranno immagazzinate e riprodotte in memoria.

Questo lavoro si inserisce nel solco dei lavori da me realizzati nel tempo in spazi pubblici, per esempio a Bilbao (Spagna), Tampere (Finlandia), Roma o Bergamo (Italia). Il tema dell’uguaglianza, così come la volontà di cambiare aspetto allo spazio pubblico in favore di una riflessione visiva e culturale stimolata e provocata dall’agire artistico, sono motivi ricorrenti del mio lavoro. Le modalità operative si declinano di volta in volta a seconda del contesto.”

Il progetto si svolge durante le iniziative promosse dalla città di Cape Town in qualità di World Design Capital per il 2014 e nelle sue linee teoriche si avvicina molto ai temi scelti: intervento artistico ed intervento urbano sono nei fatti due modalità affini di una nuova pianificazione sociale. E’ già da alcuni anni che nel mondo dell’arte si è fatta strada una forte spinta critica nei confronti del mercato che soffoca e dirige la creatività a fini esclusivamente commerciali, per ritrovare una visione dell’arte più attenta alla realtà che circonda l’atto creativo, che sempre più quindi tende a svilupparsi in spazi aperti e a ricercare il contatto con il suo pubblico/interlocutore.

Paolo Baraldi lavorerà anche alla fermata del My City bus nei pressi della Ruth Prowse School of Art di Woodstock dando vita ad un workshop live con gli studenti di fotografia e grafica della scuola di specializzazione.

 

ARP 2014 – Jake Aikman art residency in Trevignano, Roma

JAKE AIKMAN “CONFINI VELATI”

5 – 20 giugno 2014

Jake Aikman, classe 1978, vive e lavora a Cape Town, Sudafrica. Ha studiato arte diplomandosi alla Michaelis Fine Art School, dove ha poi conseguito la specializzazione e dove ora insegna Pittura.

Arriva a Roma, grazie al progetto ARP – Art Residency Project avviato in Sudafrica dal Centro Luigi Di Sarro in collaborazione con la Smac Gallery di Cape Town, con il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica del Sudafrica in Italia e del Consolato d’Italia a Città del Capo, per la sua prima mostra personale. Con questa esposizione conclude il mese di residenza che si è svolto a Trevignano, nella campagna della provincia di Roma, sul Lago di Bracciano. Aikman porta in Italia – dove ha già esposto durante la Biennale di Venezia con L’anima dell’acqua presso il Museo “Galleria G. Franchetti alla Ca’ d’Oro” – la sua ricerca sul colore. Aikman è un pittore classico e sperimentale insieme. I suoi quadri ad olio trasfigurano i paesaggi, impregnati del colore verde. Un verde atavico – spiega l’artista – la cui caratteristica di primordialità permette di andare a fondo superando qualsiasi confine, sia fisico che mentale o culturale.

Il velo che si dispiega dà una strana sensazione dell’immagine (Natura) disegnata, sottraendo quella serie di codici che da sempre sono stati incorporati nella nostra cultura per far sì che nella nostra comprensione il naturale ciclo della vita e dell’esistenza di Dio fosse vera e reale. L’ironia è che questo è ciò che ha trasmesso la pittura da cavalletto, in una cultura nella quale la natura è stata reificata, mentre noi siamo saturati con ogni tipo di immagini patinate della ‘natura’ come qualcosa di salutare e intera (e in ultima analisi artificiale) o immagini clamorosamente catastrofiche (documentari) del nostro sfruttamento distruttivo dell’equilibrio ecologico della Terra. Acutamente il suo dipingere sottolinea il divario fra questi due atteggiamenti contraddittori di rappresentazione, lasciando un inquietante senso di sospensione del significato recondito o celato dal velo della vernice”. (Julia Teale – extract from “A quiet limit”, 2013)

“In tempi di riscoperta della classicità da parte di giovani artisti che tornano ad investigare l’immagine della realtà attraverso la riproduzione di ciò che li circonda, la modernità della riflessione di Aikman sulla pittura sta non soltanto nell’idea di una Natura indifferente e autonoma – quasi richiamasse la visione de “La Ginestra” di Leopardi, il filosofo della poesia romantica per eccellenza – ma nella puntigliosa ricerca tecnica di quel colore e di quel tratto di pennello – l’uso della pittura ad olio ne è una ulteriore conferma – che dimostra quanto sfuggevole sia l’immagine della realtà che cerchiamo di catturare per sopravvivere. Che si guardi l’acqua del mare, o piuttosto quella del lago – come nel caso della residenza svolta a Trevignano, sulle rive del Lago di Bracciano, in provincia di Roma durante la quale sono state realizzate una serie delle opere in mostra – la profondità della ricerca di Aikman ci restituisce sempre la medesima domanda: può l’immagine artistica cogliere appieno il significato della realtà? quanto di questa immagine è ‘vera’ e quanto è proiezione delle nostre aspettative o delle nostre paure?” (Alessandra Atti Di Sarro)

 

 

 

ARP 2013 – Dinanzi all’Oceano – Paolo Bini a Cape Town

Paolo Bini – Dinanzi all’Oceano / Brink of the Ocean

Dinanzi All’Oceano / Brink of the Ocean il nuovo progetto artistico di Paolo Bini, è il risultato della residenza a Cape Town per la quale è stato selezionato dal Centro Luigi Di Sarro. Il progetto di scambio di residenza tra Roma e Cape town è nato dalla collaborazione fra Centro Luigi Di Sarro e Smac Art Gallery sotto il patrocinio del Consolato italiano di Cape Town, con l’intento di dare la possibilità a giovani artisti di realizzare un’esperienza professionale ed umana. Nello spazio espositivo della Provenance Auction House in Vrede Street, Bini presenta la sua prima personale sudafricana che si inserisce anche nel cartellone delle iniziative della 13 Settimana della lingua italiana nel mondo, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana.

Dinanzi All’Oceano / Brink of the Ocean prosegue la sperimentazione di Paolo Bini con la linea ed il colore, ma assorbendo il fascino della geografia unica del paesaggio sudafricano che in questo gruppo di lavori penetra fin dentro l’atto creativo.

Artista profondamente ispirato dalle forme geografiche del territorio così come dai colori e dall’astrazione del paesaggio, Paolo Bini ha riconosciuto come il periodo di residenza abbia avuto “un importante impatto sulla direzione e sulla realizzazione della (sua) pittura”, sottolineando che egli stesso ha potuto notare una trasformazione in ciò che ha prodotto nello studio di Jamieson Street a Cape Town.

In risposta agli stimoli di questo nuovo ambiente, Bini ha cercato di travalicare la sua personale tavolozza di colori e punti di riferimento, partendo dalla convinzione che i colori riflettono direttamente le emozioni, ed ha realizzato nuovi lavori che ha definito “cromatismi emozionali”, citando l’influenza del neo-espressionismo.

Gli effetti e il significato dell’interpretazione dell’ambiente attraverso la sintesi de “la linea” è parte della visione dell’artista che, colpito dall’unicità del paesaggio sudafricano, dalla dolcezza delle valli del vino a Stellenbosch fino alla ruvida asprezza del terreno e delle rocce di Cape Point, ne ha assorbito gli stimoli per poi restituirne una propria trasfigurazione, fluida e trascendente, attraverso la pittura.

Importanti nella sperimentazione di Bini sono anche i materiali utilizzati. Pittura monocromatica e fluorescente applicata su differenti superfici, dalle tele a lunghe strisce di carta su supporti di legno o direttamente a parete. Quando il nastro si copre di pittura acrilica, la carta acquista una nuova dimensione, mettendo in evidenza una “trasformazione” del materiale stesso. L’artista sente che l’utilizzo della carta gli dona una maggiore libertà, quasi fosse un mezzo “poetico, strutturato eppure soffice, capace di accogliere con passione il colore”, che gli ha permesso di creare composizioni astratte che riproducono, nella vivacità cromatica delle linee, paesaggi e immagini che ha incontrato in Sudafrica.

Artist Proof Studio (APS) in Rome

In collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica del Sudafrica in Italia

Themba Khumalo, Minekulu Ngoyi, Nompumelo Ngoma e Nkosinathi Simelane,
giovani artisti dell’Artist Proof Studio di Johannesburg,
espongono le loro opere al Centro Luigi Di Sarro per celebrare il South African Youth Day (giornata della gioventù sudafricana), anniversario che commemora la rivolta degli studenti a Soweto nel 1976.

Inaugurazione 18 giugno 2013 alle ore 18
(la mostra resterà aperta fino al 22 giugno).

Inoltre, nelle serate dal 19 al 22 giugno gli artisti daranno vita ad uno show interattivo al Festival Isola del Cinema sull’Isola Tiberina, dal titolo “Giovani, Democrazia e Coesione Sociale”. Gli artisti dell’Artist Proof Studio realizzeranno un’opera murale a più mani in memoria della strage di Soweto.
I giovani artisti sudafricani daranno vita ad una rappresentazione stimolata dall’interazione con il pubblico, che potrà fermarsi e partecipare alla pittura, per trasmettere agli spettatori che li vedranno all’opera le emozioni e i sentimenti che il tema della giornata della memoria quest’anno celebra: ovvero la democrazia e la coesione sociale, conquista in primis delle generazioni più giovani.