STEFANO IRACI – PAREIDOLIA

a cura di Tanja Lelgemann

24 novembre – 17 dicembre 2016 (dal martedì al sabato ore 16.00 – 19.00)

inaugurazione: giovedì 24 novembre 2016 ore 18 (catalogo in galleria)

 

 

 

La pareidolia per le neuroscienze costituisce un riflesso ancestrale dell’uomo, basato sull’istinto e necessità di riconoscere nella maniera più rapida possibile, quasi a livello inconscio, volti o forme dal significato familiare in oggetti o profili dalla forma casuale.
Il linguaggio pittorico di Stefano Iraci che attinge a suggestioni multiculturali primordiali e ipermoderne, fatto di segni neri su campiture di colore suggerisce, un po’ come nei test di Rorschach, la presenza di figure e storie in continua trasformazione perché la pittura, così come la musica, lascia libera l’immaginazione di viaggiare tra infinite e sempre nuove interpretazioni. Pertanto le sue opere si pongono alla mente dell’osservatore come delle tavole di riflessione, di meditazione, dove, una volta liberati dalla necessità di decifrazione semantica, ci si può abbandonare al vuoto ideativo della contemplazione cromatica.

Stefano Iraci ritrae la consapevolezza contemporanea dei grandi cambiamenti ambientali e sociali senza paura o pruderie. E’ nato nel 1959 a Roma, dove vive e lavora.
Iraci ha un forte background in scienze umane e formazione artistica. Il corpo umano è uno dei suoi soggetti preferiti, approfondito frequentando corsi di anatomia e laureandosi in medicina, prima di ottenere un dottorato in biologia degli epiteli.
Dal 1998 espone le sue opere in diverse città europee presso gallerie private ( Galleria Abraco/Lisbona, Galleria Frank Pages/Baden Baden ), pubbliche istituzioni ( I. I. C. Bruxelles, Palazzo Berlaymont C.E. di Bruxelles, MACRO Roma, MAXXI Roma, Auditorium Parco della Musica Roma …) e collezioni private.

Premio Cairo a Paolo Bini

Congratulazioni a Paolo Bini, vincitore del Premio Cairo 2016, uno dei più prestigiosi riconoscimenti per i giovani artisti. Il Centro Di Sarro è orgoglioso di questo risultato ottenuto da un artista che ha mosso i primi passi con noi e che è stato selezionato nel 2013 per partecipare al Progetto ARP-Art Residency Project con una residenza di un mese a Città del Capo ed una mostra che ha aperto le porte ad una nuova forma espressiva e all’avventura sudafricana. Per la nostra realtà no profit un grande risultato che premia un giovane e libero talento.

Paolo Bini, 32 anni, ha vinto il Premio Cairo con l’opera “Luoghi del Sé”

L’opera è stata giudicata la migliore con questa motivazione: “All’interno di una ricerca di un nuovo modo pittorico spicca la modalità del processo creativo, nella capacità di utilizzare gli elementi essenziali che compongono il linguaggio con cui è costruito il lavoro”.

Il Centro Luigi Di Sarro – che ha promosso Paolo Bini con una personale a Roma nel 2009, che lo ha poi invitato a partecipare al progetto curato per la XIII Settimana della Cultura Italiana a Cuba, a L’Avana, nel 2010 e ancora lo ha selezionato per ARP, il progetto di residenza curato in Sudafrica, a Cape Town nel 2013 – è lieto di dare notizia dell’evento.

MAGDALO MUSSIO. MARGINALIA

a cura di Paola Ballesi

Villa Colloredo Mels Recanati (MC)

22 ottobre – 30 novembre 2016

Il Comune di Recanati in collaborazione con il Centro di Documentazione della Ricerca Artistica Contemporanea Luigi Di Sarro di Roma e con l’Associazione Spazio Cultura di Recanati rende omaggio all’artista nel decimo anniversario dalla morte con la retrospettiva Magdalo Mussio. Marginalia,  a Recanati negli spazi espositivi del Museo Civico Villa Colloredo Mels.Dipinti, libri d’artista, edizioni rare, manifesti, film d’animazione raccontano la straordinaria avventura cominciata negli anni Cinquanta dell’artista toscano, marchigiano d’adozione.

Tra gli interpreti più incisivi e autorevoli della neoavanguardia, Magdalo Mussio ha segnato con impronta indelebile il panorama culturale del nostro Paese grazie alle sue avventure letterarie ed editoriali, svolte in sintonia con la pratica artistica e puntualmente sedimentate nel lungo magistero svolto all’Accademia di Belle Arti di Macerata, le cui tracce sono facilmente ravvisabili in alcuni suoi allievi, oggi artisti emergenti.

Radicato nelle culture europee degli anni ’60, Magdalo Mussio è stato uno dei principali esponenti dell’arte verbovisuale che ha abbracciato poesia, pittura, musica, arte tipografica e tecnica cinematografica in una esplorazione senza confini spesso debordante in territori sconosciuti e portata avanti costantemente fino alla fine. La sua lunga carriera è ricca di numerosi riconoscimenti e importanti esposizioni da New York a Tokyo, Montreal, Sidney, Parigi, Milano, Roma, Genova e molte altre città. “I poemi visivi” di Magdalo Mussio – come li chiama Gillo Dorfles – sono esposti al Finch Museum di New York (“Italian Visual Poetry”), al Centre Pompidou di Parigi (“Identitè Italienne: l’Art en Italie depuis 1959”) e in altre prestigiose gallerie italiane.

La complessità dell’artista e il suo talento multidisciplinare sono documentati, nella mostra, da una parte del vasto corpus delle opere su carta e su tavola, dalla proiezione dei film d’animazione Il potere del drago (1971), Il reale dissoluto (1972), Umanomeno (1973) e della video-intervista Detto tra noi (1986), e infine da una sezione dedicata all’attività editoriale.

Accompagna la mostra un libro-catalogo edito da Quodlibet che ricostruisce la complessa vicenda di Magdalo Mussio quale artista totale grazie al contributo di numerosi studiosi ed esperti, e alle testimonianze di quanti hanno incrociato l’ attività creativa e il percorso di ricerca della sua vita.

OGGETTI astrazioni, utensili, sistemi, disegni

Claudio Cintoli – Luigi Di Sarro – Ettore Innocente

a cura di Carlotta Sylos Calò

20 ottobre – 18 novembre 2016

Tra gli anni Sessanta e Settanta l’operazione estetica si ‘apre’ fino a coinvolgere lo spazio, l’ambiente e il tessuto di storia e relazioni in cui nasce, rompendo i confini del visuale e diventando esperienza. La mostra Oggetti a cura di Carlotta Sylos Calò attraverso l’esposizione di opere di Claudio Cintoli (1935-1978), Luigi Di Sarro (1941-1979), Ettore Innocente (1934-1987), assimilabili a astrazioni, utensili, sistemi e disegni, offre una lettura del vasto tema dell’oggetto (come matrice, modello o schema) nella dimensione operativa-immaginativa degli anni Settanta italiani, caratterizzata da una tendenza al progettare che mescola utopia e pratica.

 

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Claudio Cintoli, Cucchiai del firmamento, 1968; Luigi Di Sarro, Senza titolo, 1969; Ettore Innocente, Dove gira l’infinito, 1976

La mostra è prodotta dal Centro Di Sarro nell’ambito del Convegno internazionale Arte Fuori dall’Arte. Incontri e scambi fra arti visive e società a cura di Cristina Casero, Elena di Raddo, Francesca Gallo, 12-13 ottobre 2016 Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore.

Gli Atti del Convegno, che documenteranno anche gli eventi a latere, saranno pubblicati nel 2017.

Arte fuori dall’arte
Incontri e scambi fra arti visive e società negli anni Settanta

Convegno a cura di
Cristina Casero (Università degli Studi di Parma)
Elena Di Raddo (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)
Francesca Gallo (Sapienza Università di Roma)

12 – 13 ottobre 2016
Università Cattolica del Sacro Cuore
Largo Gemelli 1, Milano

Promosso dalle Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Università degli Studi di Parma e Sapienza Università di Roma, con la collaborazione dell’Associazione ArtCityLab, il convegno fa il punto su uno degli aspetti più interessanti e meno indagati dell’arte degli anni Settanta: il suo rapporto con la società, attraverso una trentina di relazioni scientifiche, raccolte nelle sessioni Politica, Collettivi, Territorio e Comunicazione e due tavole rotonde con gli artisti dedicate a Interventi nella città e lavoro di gruppo e Media e società.

Quel decennio rappresenta per l’Italia una fase di riflusso economico coincidente con le trasformazioni tipiche del postfordismo, con una conseguente stagione di lotte politiche e sindacali che incrociano la strategia della tensione in diverse occasioni. Il ribollire di energie intellettuali segna la diffusione delle Neoavanguardie, pratiche artistiche eterodosse, in cui il corpo, il video, la parola, la musica si mescolano alle arti visive tradizionalmente intese, per dialogare e competere con il linguaggio della comunicazione di massa e, in tal modo, avviare un rinnovamento non solo linguistico, ma anche di statuto dell’arte. Uno dei dati più evidenti di questa stagione, infatti, è la ricerca di nuovi spazi e nuove forme di rapporto con il pubblico, le istituzioni, il contesto sociale e urbano.

In un clima di profonda riflessione sullo statuto dell’arte e, soprattutto, del significato del fare arte in rapporto alla società – di cui la Biennale di Venezia del 1976 è uno degli esiti più eclatanti – molti artisti abbandonano il sistema dell’arte per trasformarsi in animatori sociali o in operatori estetici (come il celebre Gruppo Salerno 75), ibridando le proprie competenze con quelle più spiccatamente politiche. Altri rivolgono uno sguardo “estetico” ai problemi del momento: inquinamento e tutela della salute, tempo libero e tempo di lavoro, modelli alternativi di istruzione e di socialità, organizzazione urbana, emancipazione femminile e così via. Lungo queste strade la figura dell’artista in molti casi si mimetizza dentro i collettivi politici e non o nell’associazionismo di base.

Intervengono:
Ginevra Addis, Luigi Allegri, Luca Avanzini, Angelo Bianchi, Federica Boragina, Luciano Caramel, Sara Catenacci, Fernando De Filippi, Elena Drovandini, Fernanda Fedi, Matteo Fochessati, Laura Iamurri, Caterina Iaquinta, Emilio Isgrò, Ugo La Pietra, Katharina Jesberger, Jennifer Malvezzi, Chiara Mari, Gianluca Marinelli, Vittoria Martini, Paola Mattioli, Paola Nicolin, Anna Oberto, Luca Palermo, Raffaella Perna, Lidia Piccioni, Cesare Pietroiusti, Ernest Pignon-Ernest, Alessandra Pioselli, Francesco Poli, Marco Rizzi, Giovanni Rubino, Marco Scotini, Marta Seravalli, Gianni Emilio Simonetti, Carla Subrizi, Carlotta Sylos Calò, Stefano Taccone, Francesco Tedeschi, Bianca Trevisan, Christian Uva, Desdemona Ventroni, Claudio Zambianchi, Anna Zinelli.

In occasione del convegno Arte fuori dall’arte. Incontri e scambi fra arti visive e società spazi istituzionali e gallerie private presentano mostre e seminari dedicati a quel decennio. Il calendario delle iniziative cerca di restituire in piccola parte la vitalità della scena artistica di allora, mettendo a fuoco alcune questioni all’epoca di attualità.

Per il mese di ottobre l’associazione culturale ArtCityLab organizza a Milano il Festival ArtsOutsideArts, in occasione del quale, tra gli altri, saranno riproposti, dislocati per la città, alcuni lavori storici di Fernando De Filippi, Ugo La Pietra e Grazia Varisco.

A Santa Maria Capua Vetere, la Seconda Università di Napoli promuove il seminario Arte in movimento. Gli anni Settanta in Campania (25 e 28 ottobre), a cura di Luca Palermo, dedicato al dibattito artistico in Campania durante gli anni Settanta; mentre dal 30 settembre al 29 ottobre lo CSAC dell’Università di Parma propone, da differenti prospettive, letture di opere in collezione evidenziando il confronto delle arti visive con gli altri campi di ricerca, tipico del decennio.

Tra le varie iniziative, numerose mostre:
La parola agli artisti. Arte e impegno a Milano negli anni Settanta, a cura di Cristina Casero e Elena Di Raddo, allestita al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone (25 settembre – 25 novembre) con opere che ricostruiscono il vivace clima di ricerca della stagione dell’arte più vicina al sociale;

Claudio Cintoli – Luigi Di Sarro – Ettore Innocente. Oggetti: astrazioni, utensili, sistemi, disegni, a cura di Carlotta Sylos Calò, a Roma, presso il Centro Luigi Di Sarro (20 ottobre-18 novembre) rende evidente la tensione utopica, visionaria e ironica che caratterizza la progettazione di oggetti, non più solo utensili, ma anche astrazioni, ambienti o sistemi;

alla Fondazione Menna (Roma-Salerno), il 25 ottobre si apre la mostra documentaria (a cura di Maria Giovanna Mancini) Filiberto Menna. La linea analitica dell’arte moderna, 1975. Archeologia di un discorso critico, redendo accessibili documenti, corrispondenze e immagini che attestano il febbrile lavoro condotto già a partire dalla fine degli anni ’60 da Filiberto Menna intorno all’idea della linea analitica. In tale contesto si presenta anche il volume Filiberto Menna: cronache dagli anni Settanta. Arte e critica 1970-1980 (a cura di Antonello Tolve e Stefania Zuliani, Quodlibet 2016) che raccoglie gli scritti di Menna sulla stampa quotidiana;

il 6 dicembre inaugura presso lo Spazio Undergrownd di Milano l’esposizione fotografica di Giovanna Dal Magro Milano e gli anni Settanta. Le piazze (a cura di Elisabetta Longari).

Per contatti e informazioni: annisettanta@unicatt.it

ARP-Art Residency Project: Sulla via di Cape Town, Valentina Colella espone in Italia e in Germania

Inaugura il 17 settembre 2016 alle 18, presso il Museo Laboratorio Ex Manifattura Tabacchi  di Città Sant’Angelo (PE), la personale “… e dopo accadde il bianco!” della giovane artista abruzzese Valentina Colella, selezionata per Arp Project 2015-2017.  La mostra, a cura di Vittoria Biasi, sarà ospitata successivamente presso l’Istituto Italiano di Cultura di Colonia dal 7 ottobre al 7 novembre 2016 e terminerà nel mese di dicembre presso il Museo dell’Emigrante Pascal D’Angelo ad Introdacqua  (AQ).
Il progetto ha il patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura di Colonia, della Provincia de L’Aquila, del Comune di Introdacqua (AQ) e del Comune di Città Sant’Angelo (PE).

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Il mondo della natura nella poetica di Valentina Colella è una dichiarazione di percorso che rimanda a fantasmi, ad eroi, che, sottratti ad ogni proiezione temporale, realizzano la loro libertà nello spazio mentale, emulo di quello aereo. L’artista inizia la sua storia fotografando reti per gabbie, per finestre, come momento di riflessione sull’idea di opposizione che accompagna la vita dell’uomo e sembra “inscritto nella costituzione del mondo”. In “… e dopo accadde il bianco!” Valentina Colella intraprende un percorso focalizzato sulla poiana, un volatile presente in Abruzzo, diffuso in alcune zone dell’Europa. e dell’Asia: ne studia il comportamento, isolando alcune realtà che analizza quasi con il desiderio di possederne la regola. I fogli sovrapposti, intagliati nella progressiva riduzione della silhouette, costruiscono la profondità scultorea del volo. Ogni pagina sembra il tracciato di un’isobara del volo, del suono, dell’imprendibilità dell’essere.

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Il direttore dell’Istituto di Cultura di Colonia Lucio Izzo evidenzia nell’opera di Valentina Colella ‘’un dialogo all‘insegna della contemporaneità e di una concezione di impegno anche sociale dell’arte, che non esclude però le emozioni e la percezione individuale del mistero insito nei luoghi, né la loro intrinseca poesia. In tal senso l’artista dà voce all’Italia di oggi, con il suo radicamento nei territori e nelle origini e al tempo stesso tutta proiettata verso il futuro: è lo spirito che da secoli contraddistingue la nostra cultura e che, nella consapevolezza dell’appartenenza europea, caratterizza la nostra identità odierna e il nostro contributo alla cultura globale”.
“Il titolo della mostra’’, scrive la curatrice Vittoria Biasi, ‘’deriva dalla poetica delle opere che hanno la finalità di raggiungere un oltre, di superare un limite del visibile. Le silhouette, intagliate o dipinte con il procedimento d’iterata ritualità, sviluppano il procedimento in orizzontalità e in profondità per un incontro immaginario invisibile, bianco tra uomo, volatile e spazio. Questo nasce dall’esperienza del reale, da un principio di ricerca, di amore, di fierezza di sé”.

L’illusione di Dedalo – Mary Cinque

la pittura come reinvenzione dello spazio, che perde la sua definizione newtoniana per assurgere a pensiero

a cura di Massimo Bignardi 

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22 settembre – 15 ottobre 2016

inaugurazione: giovedì 22 settembre 2016 ore 18

Mary Cinque è nata nel 1979 a Napoli, dove vive e lavora. Espone in questa sua prima personale romana un ciclo di dipinti su tela di medie e grandi dimensioni.

“Non si può, scriveva Merleau-Ponty, «fare un inventario limitativo del visibile» ed è questo l’assunto che spinge la pittura, sia essa figurativa o astratta, a celebrare l’enigma della «visibilità». Per Mary Cinque, la pittura trova nella città un ideale complice al suo destino di celebrare l’enigma della visibilità. È quanto registra questo ciclo di dipinti dedicati a scorci urbani, tema ricorrente nel suo lavoro, nei quali ella ripropone sulla piana dimensione della tela, del foglio, della tavola, sia la dimensione dello spazio, sia quella più complessa del luogo. In sostanza l’artista strappa a Dedalo, mitologico custode delle arti dell’architettura e della scultura, l’illusoria certezza dello spazio per affidarla alla atemporalità dell’immagine. Lo fa riducendo i volumi a piane geometrie di colori piatti nelle quale l’architettura, la città intera  perde la sua definizione newtoniana per assurgere ad amalgama di tempo quindi di memoria e di futuro. La pittura diviene in tal senso un luogo altro del reale, carico di una valenza narrativa che è di chi prova a raccontare l’essere nel proprio tempo.” (Massimo Bignardi)        

 Evento organizzato in occasione della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI

           

 

 

 

ARP – Art Residency Project PHASE 2: bando per artisti emergenti in Sudafrica

E’ on line sul sito del nostro partner locale RAINBOWMEDIAteam il bando per artisti U35 residenti in Sudafrica che desiderano concorrere al Premio Luigi Di Sarro che sarà assegnato nell’ambito del Progetto ARP il 25 marzo 2017 allo Tsoga Community Centre di Philippi, Cape Town. Il premio è supportato dal Consolato Italiano a Cape Town e sarà consegnato dal Console Alfonso Tagliaferri. Le opere finaliste selezionate dalla giuria presieduta dall’artista Kay Hassan saranno esposte presso la hall del Centro Comunitario dove alle 12 si terrà la cerimonia di premiazione.

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ARP-Art Residency Project PROMO DOC

E’ on line il promo dell’ARP DOC. Il documentario sul progetto ARP 2015-2017 è realizzato da giovani videomakers che interagiscono con gli artisti selezionati per le residenze. Qui un primo assaggio di quello che sarà il DOC che accompagnerà il catalogo del progetto.

CUBA – Erik Chevalier e Mauro Magni a L’Avana

 

L’Avana / Un’esperienza nel barrio Cantarrana

Fra cooperazione e cultura il Centro Luigi Di Sarro e il CISP per la riqualificazione di un quartiere popolare nella capitale cubana

Nadia Angelucci e Tiziana Bartolini  (estratto da NoiDonne 2 gennaio 2012)

Uno degli interventi realizzati durante la Settimana della Cultura italiana a Cuba è quello che hanno creato il Centro Luigi di Sarro e il CISP – Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei popoli. Due donne, Alessandra Atti Di Sarro – giornalista e vicepresidente del Centro Luigi Di Sarro – e Paola Larghi – responsabile dei progetti di cooperazione di Cisp-Sviluppo dei Popoli a Cuba  -, sono state protagoniste e artefici di questa idea visionaria che coniuga l’idea di sviluppo alla cultura e all’arte.

Ad Alessandra Atti Di Sarro abbiamo chiesto come è nato questo progetto?
Il CISP porta avanti nel barrio di Cantarrana a L’Avana, con gli artisti del gruppo Huellas, un progetto di riqualificazione urbana attraverso l’arte dipingendo le case in accordo con gli abitanti, che ho avuto modo di visitare lo scorso anno. Da quel pomeriggio passato fra le case dipinte di Cantarrana è nato un reportage che poi è stato trasmesso da TG2 Storie e una collaborazione con Paola Larghi che si è sviluppata grazie all’invito dell’Ambasciata italiana a Cuba a presentare un progetto con il Centro Luigi Di Sarro per la settimana della cultura del 2011. Abbiamo portato a L’Avana due artisti selezionati dal Centro Di Sarro, Erik Chevalier e Mauro Magni, per la mostra “VISUS”, opere di pittura e fotografia (che si è tenuta dal 22/11 al 4/12 al Centro Provicial de disegno Luz y Oficios) e mettere in contatto i due con il gruppo di artisti cubani Huellas perché proponessero il bozzetto di un murale da realizzare su una delle case di Cantarrana come interazione/workshop tra italiani e cubani. Chevalier e Magni hanno realizzato un vero e proprio site-specific a 4 mani. Il lavoro per la realizzazione, con la partecipazione del gruppo cubano, è durato 3 giorni al termine dei quali nel barrio si è svolta una grande festa con gruppi musicali che dal pomeriggio alla notte hanno animato il vicolo dove la sera è stato scoperto il murale dall’ambasciatore italiano Marco Baccin. Ha fatto parte del progetto anche un incontro tra artisti e operatori di cooperazione dedicato al tema “arte e trasformazione urbana” per parlare di una nuova cooperazione internazionale che passi per un concetto di sviluppo legato sempre più al fattore culturale.

Tutto frutto di un incontro tra donne, quindi…
Abbiamo avuto un’intesa immediata! Forse perché siamo della stessa generazione e abbiamo in comune background culturale e anche tanti ideali. Lei ama l’arte, il teatro, la musica ed è convinta che bisogna lottare per un mondo migliore di quello c’è, e dunque lavora nella cooperazione. Io ho sempre inseguito un impegno serio nel mondo della cooperazione, faccio un mio personale volontariato attraverso il mio lavoro di giornalista e, oltre al sud del mondo, nella mia esperienza c’è la cultura, di cui per anni mi sono occupata in Rai e che è la mission dell’attività della mia famiglia con il ‘Centro Luigi Di Sarro’ a Roma, intitolato a mio zio, del quale curo gli scambi internazionali.

Siete soddisfatte del risultato ottenuto?
Vedere centinaia di persone partecipare alla festa per l’inaugurazione del mural e vedere che finito il concerto le persone si fermavano a fotografare o a farsi fotografare davanti all’opera … beh, è stato commovente! La collaborazione fra gli artisti è stata ricchissima di spunti; Chevalier e Magni, il primo lavora come restauratore e decoratore con tromp l’oeil, il secondo come decoratore e scenografo, hanno potuto offrire molte nozioni tecniche e ricevere interessanti informazioni su materiali di riciclo e alternativi che da noi non si usano abitualmente. Sia alla mostra che alla tavola rotonda c’era il pienone, di giovani soprattutto, segno che abbiamo centrato anche il punto di vista teorico. E in tempi in cui la cultura viene considerata irrilevante o addirittura inutile, è stata sì, davvero una bella soddisfazione.

CUBA – Un projecto especifico – Paolo Bini e Catherine Biocca a L’Avana

“Un proyecto especìfico” è l’installazione realizzata a L’Avana da Paolo Bini e Catherine Biocca per la XIII Settimana della Cultura Italiana del 2010.
I due artisti selezionati dal Centro Luigi Di Sarro su invito dell’Ambasciata d’Italia a Cuba hanno esposto il loro lavoro nelle sale del Convento di San Francesco a L’Avana Vecchia e nel corso della loro permanenza hanno progettato e realizzato un’opera site-specific che rappresentasse il loro incontro con la realtà cubana. Di questa prolifica esperienza è stato realizzato un catalogo che raccoglie il racconto fotografico della mostra fatta a L’Avana, accompagnato dai testi dell’Ambasciatore Marco Baccin e di Alessandra Atti Di Sarro che ha curato il progetto. Sono alcuni anni che il Centro Luigi Di Sarro porta avanti iniziative artistiche di questo genere in diverse aree del mondo con l’obiettivo di promuovere l’incontro, la conoscenza e il confronto. La mostra è stata poi ripetuta a Roma, per rendere conto dell’esperienza cubana, ma anche per aprire il dibattito sull’importanza del dialogo culturale, soprattutto nell’ambiente della ricerca e della sperimentazione artistica contemporanea.