Avrebbe avuto davanti a sé un futuro radioso, Luigi Di Sarro, e invece tutto si fermò la notte del 24 febbraio 1979, quando venne ucciso. Era la Roma cupa degli anni di piombo. A due passi da San Pietro, in un tragico incidente a un posto di blocco, la sua vita fu spezzata da alcuni colpi di pistola. Aveva solo 37 anni e non fu l’unica vittima innocente della legge Reale. 254 morti e 371 feriti sono il tragico bilancio delle vittime di questa legge nei primi quindici anni della sua applicazione, dal 1975 al 1990. Artista di pregio e di sicuro avvenire, Luigi Di Sarro era contemporaneamente anche un medico attento, che viveva la sua professione come missione. Amante di viaggi, sempre pronto a cogliere il segno dei tempi, era stato tra i primi in Italia a praticare l’agopuntura, scoperta durante una residenza artistica in Giappone.
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La sua grande passione era però l’arte nelle sue molteplici declinazioni. A questa febbre dedicò gran parte della sua breve ma intensa vita: artista sperimentale di grande coraggio, fu capace di esprimersi in diversi linguaggi, attraversando con lo stesso impeto il disegno, la pittura, la scultura, la grafica e la fotografia. Attraverso i ricordi di familiari, amici, studenti e colleghi che hanno nel cuore il ragazzo sempre allegro e spensierato, Carla Cucchiarelli, giornalista del telegiornale regionale della Rai, ricostruisce una pagina della storia e della scena artistica romana degli anni ’70. Prefazione di Maurizio Fiasco. Postfazione Alessandra Atti Di Sarro.
Il Centro Di Sarro ha voluto onorare la memoria di Alba Mazzei Di Sarro (che ci ha lasciati il 14 settembre 2015 all’età di 103 anni) con l’istituzione di una borsa di studio a suo nome assegnata per questa prima edizione al dott. Emanuele Rinaldo Meschini – storico dell’arte, laureato a La Sapienza di Roma e specializzato all’Università di Siena – accogliendo il suo progetto di studio e di ricerca sui materiali prodotti nel corso della ultratrentennale attività del Centro. A breve la call per la prossima edizione.
Riparte con il contributo del MAE il progetto di residenze artistiche fra Roma e Cape Town in Sudafrica.
Giunto al suo quarto biennio di attività, il programma di scambi culturali, dedicato ai talenti emergenti, vede per il prossimo biennio il Centro Di Sarro e la Galleria Everard Read – con il contributo del Ministero Italiano degli Affari Esteri e il patrocinio delle rappresentanze diplomatiche dei due paesi – impegnati in una nuova e più ampia proposta che porterà un giovane artista sudafricano a Roma e un italiano a Cape Town per una residenza di un mese ed una mostra personale. A Cape Town poi, a conclusione del biennio, si svolgerà un evento sostenuto dal Consolato Italiano a Cape Town che interesserà il Centro comunitario di Samora Machel e i giovani artisti della scena informale. Il team del Centro Di Sarro, con i partner locali Slowdesign e Rainbowmediagroup, è in questi giorni al lavoro per la selezione dei partecipanti, tutti under 35, e l’organizzazione delle attività.
Jake Aikman, classe 1978, vive e lavora a Cape Town, Sudafrica. Ha studiato arte diplomandosi alla Michaelis Fine Art School, dove ha poi conseguito la specializzazione e dove ora insegna Pittura.
Arriva a Roma, grazie al progetto ARP – Art Residency Project avviato in Sudafrica dal Centro Luigi Di Sarro in collaborazione con la Smac Gallery di Cape Town, con il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica del Sudafrica in Italia e del Consolato d’Italia a Città del Capo, per la sua prima mostra personale. Con questa esposizione conclude il mese di residenza che si è svolto a Trevignano, nella campagna della provincia di Roma, sul Lago di Bracciano. Aikman porta in Italia – dove ha già esposto durante la Biennale di Venezia con L’anima dell’acqua presso il Museo “Galleria G. Franchetti alla Ca’ d’Oro” – la sua ricerca sul colore. Aikman è un pittore classico e sperimentale insieme. I suoi quadri ad olio trasfigurano i paesaggi, impregnati del colore verde. Un verde atavico – spiega l’artista – la cui caratteristica di primordialità permette di andare a fondo superando qualsiasi confine, sia fisico che mentale o culturale.
“Il velo che si dispiega dà una strana sensazione dell’immagine (Natura) disegnata, sottraendo quella serie di codici che da sempre sono stati incorporati nella nostra cultura per far sì che nella nostra comprensione il naturale ciclo della vita e dell’esistenza di Dio fosse vera e reale. L’ironia è che questo è ciò che ha trasmesso la pittura da cavalletto, in una cultura nella quale la natura è stata reificata, mentre noi siamo saturati con ogni tipo di immagini patinate della ‘natura’ come qualcosa di salutare e intera (e in ultima analisi artificiale) o immagini clamorosamente catastrofiche (documentari) del nostro sfruttamento distruttivo dell’equilibrio ecologico della Terra. Acutamente il suo dipingere sottolinea il divario fra questi due atteggiamenti contraddittori di rappresentazione, lasciando un inquietante senso di sospensione del significato recondito o celato dal velo della vernice”. (Julia Teale – extract from “A quiet limit”, 2013)
“In tempi di riscoperta della classicità da parte di giovani artisti che tornano ad investigare l’immagine della realtà attraverso la riproduzione di ciò che li circonda, la modernità della riflessione di Aikman sulla pittura sta non soltanto nell’idea di una Natura indifferente e autonoma – quasi richiamasse la visione de “La Ginestra” di Leopardi, il filosofo della poesia romantica per eccellenza – ma nella puntigliosa ricerca tecnica di quel colore e di quel tratto di pennello – l’uso della pittura ad olio ne è una ulteriore conferma – che dimostra quanto sfuggevole sia l’immagine della realtà che cerchiamo di catturare per sopravvivere. Che si guardi l’acqua del mare, o piuttosto quella del lago – come nel caso della residenza svolta a Trevignano, sulle rive del Lago di Bracciano, in provincia di Roma durante la quale sono state realizzate una serie delle opere in mostra – la profondità della ricerca di Aikman ci restituisce sempre la medesima domanda: può l’immagine artistica cogliere appieno il significato della realtà? quanto di questa immagine è ‘vera’ e quanto è proiezione delle nostre aspettative o delle nostre paure?” (Alessandra Atti Di Sarro)
J.Aikman – “Confini velati” opening Centro Di Sarro
Paolo Bini – Dinanzi all’Oceano / Brink of the Ocean
Dinanzi All’Oceano / Brink of the Ocean il nuovo progetto artistico di Paolo Bini, è il risultato della residenza a Cape Town per la quale è stato selezionato dal Centro Luigi Di Sarro. Il progetto di scambio di residenza tra Roma e Cape town è nato dalla collaborazione fra Centro Luigi Di Sarro e Smac Art Gallery sotto il patrocinio del Consolato italiano di Cape Town, con l’intento di dare la possibilità a giovani artisti di realizzare un’esperienza professionale ed umana. Nello spazio espositivo della Provenance Auction House in Vrede Street, Bini presenta la sua prima personale sudafricana che si inserisce anche nel cartellone delle iniziative della 13 Settimana della lingua italiana nel mondo, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana.
Dinanzi All’Oceano / Brink of the Ocean prosegue la sperimentazione di Paolo Bini con la linea ed il colore, ma assorbendo il fascino della geografia unica del paesaggio sudafricano che in questo gruppo di lavori penetra fin dentro l’atto creativo.
Artista profondamente ispirato dalle forme geografiche del territorio così come dai colori e dall’astrazione del paesaggio, Paolo Bini ha riconosciuto come il periodo di residenza abbia avuto “un importante impatto sulla direzione e sulla realizzazione della (sua) pittura”, sottolineando che egli stesso ha potuto notare una trasformazione in ciò che ha prodotto nello studio di Jamieson Street a Cape Town.
In risposta agli stimoli di questo nuovo ambiente, Bini ha cercato di travalicare la sua personale tavolozza di colori e punti di riferimento, partendo dalla convinzione che i colori riflettono direttamente le emozioni, ed ha realizzato nuovi lavori che ha definito “cromatismi emozionali”, citando l’influenza del neo-espressionismo.
Gli effetti e il significato dell’interpretazione dell’ambiente attraverso la sintesi de “la linea” è parte della visione dell’artista che, colpito dall’unicità del paesaggio sudafricano, dalla dolcezza delle valli del vino a Stellenbosch fino alla ruvida asprezza del terreno e delle rocce di Cape Point, ne ha assorbito gli stimoli per poi restituirne una propria trasfigurazione, fluida e trascendente, attraverso la pittura.
Importanti nella sperimentazione di Bini sono anche i materiali utilizzati. Pittura monocromatica e fluorescente applicata su differenti superfici, dalle tele a lunghe strisce di carta su supporti di legno o direttamente a parete. Quando il nastro si copre di pittura acrilica, la carta acquista una nuova dimensione, mettendo in evidenza una “trasformazione” del materiale stesso. L’artista sente che l’utilizzo della carta gli dona una maggiore libertà, quasi fosse un mezzo “poetico, strutturato eppure soffice, capace di accogliere con passione il colore”, che gli ha permesso di creare composizioni astratte che riproducono, nella vivacità cromatica delle linee, paesaggi e immagini che ha incontrato in Sudafrica.
ARP 2013 Cape Town – Baylon Sandri, Paolo Bini, Edoardo Maria Vitali, Alessandra Atti Di Sarro
In collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica del Sudafrica in Italia
Themba Khumalo, Minekulu Ngoyi, Nompumelo Ngoma e Nkosinathi Simelane, giovani artisti dell’Artist Proof Studio di Johannesburg, espongono le loro opere al Centro Luigi Di Sarro per celebrare il South African Youth Day (giornata della gioventù sudafricana), anniversario che commemora la rivolta degli studenti a Soweto nel 1976.
Inaugurazione 18 giugno 2013 alle ore 18 (la mostra resterà aperta fino al 22 giugno).
Inoltre, nelle serate dal 19 al 22 giugno gli artisti daranno vita ad uno show interattivo al Festival Isola del Cinema sull’Isola Tiberina, dal titolo “Giovani, Democrazia e Coesione Sociale”. Gli artisti dell’Artist Proof Studio realizzeranno un’opera murale a più mani in memoria della strage di Soweto. I giovani artisti sudafricani daranno vita ad una rappresentazione stimolata dall’interazione con il pubblico, che potrà fermarsi e partecipare alla pittura, per trasmettere agli spettatori che li vedranno all’opera le emozioni e i sentimenti che il tema della giornata della memoria quest’anno celebra: ovvero la democrazia e la coesione sociale, conquista in primis delle generazioni più giovani.
Si chiama “Daily Life” ed è un progetto di autorappresentazione. L’immagine dell’Africa vista con gli occhi dell’Africa stessa.Le fotografie di Lindeka Qampi saranno protagoniste, a partire dal 22 giugno 2010, del Fifa Fan Fest, nella magnifica location di Piazza di Siena. L’evento, organizzato dal Centro Di Sarro e dalla Erdmann Contemporary insieme con l’Ambasciata della Repubblica del Sudafrica a Roma, propone il lavoro della fotografa sudafricana, conosciuta oltre i confini della sua nazione, proprio per il talento e il cuore che mette in ogni suo scatto. La donna vive a Città del Capo, nella township di Khayellitsha, un enorme sobborgo in cui abitano oltre un milione di persone.
Nelle immagini di Lindeka Qampi aree formali e baraccopoli, ma anche gesti e sguardi in cui si mischiano miseria, gioia di vivere e grande dignità: tutto è racchiuso nei suoi scatti che raccolgono i tratti più salienti del vivere quotidiano, in un contesto ancora povero, ma con abitudini e tradizioni fortemente radicate. La selezione scelta per l’occasione ritrae la passione della comunità nera per il gioco del calcio.
I promotori del progetto “Day Life” venderanno le foto di Qampi e invieranno il ricavato completo alla stessa artista, per permetterle di continuare il proprio lavoro. Con questi fondi, infatti, il suo progetto di autorappresentazione potrà proseguire. La stessa artista, ha raccontato: “Dopo il diploma, per tutta la vita ho venduto vestiti, proprio come faceva mia madre. Ho cominciato a fare fotografie solo pochi anni fa. Ho iniziato fotografando la mia famiglia. Poi andavo ai matrimoni, anche se non ero invitata, e a volte la gente era sorpresa, vedendo che facevo fotografie e non sapendo chi fossi. Facevo questo per imparare”.
Manfred Zylla è nato in Germania nel 1939, ed ha vissuto da bambino le devastazioni de le conseguenze della Seconda Guerra Mondiale. Risiede in Sudafrica dal 1970 dove è diventato famoso come artista fortemente critico del regime dell’Apartheid negli anni ’80 con una sequenza di disegni, stampe e pitture. Questi lavori sono largamente riconosciuti dalla critica come appartenenti alla corrente dell’arte resistente, un importante capitolo della storia dell’arte sudafricana.
M.Zylla – Woodcut serie
M. Zylla con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma
inaugurazione con l’Ambasciatore del Sudafrica Sig.ra Mtintso
M. Zylla intervistato da Carla Cucchiarelli per RAI – Tgr Lazio
Future Memories
Future Memories
L’ arte resistente ha prodotto fin verso il 1994, quando il Sudafrica ottenne le sue prime elezioni libere e democratiche. Zylla ha comunque continuato a lavorare con spirito critico, producendo opere sulla globalizzazione e la situazione sociale e politica del paese, e del mondo più in generale. Da questo punto di vista, ha prodotto lavori con temi fortemente ambientalisti, contro il capitalismo, il crimine organizzato, la droga, ma anche sulla questione dei profughi, della disabilità e dell’Africa intesa come “campo da gioco” per i ricchi del mondo intero. La pittura di Manfred Zylla è in continuo dialogo con questi argomenti, questioni che ci coinvolgono tutti – afferma la curatrice Heidi Erdmann – ed è proprio l’Arte secondo Zylla uno dei possibili strumenti del cambiamento.
The World Needs Us. Il mondo ha bisogno di noi è una mostra collettiva di artisti sudafricani. A cura di Heidi Erdmann. Quattro talenti sudafricani in residenza a Roma per mostrare il loro lavoro e incontrare gli studenti dell’Accademia di Belle Arti e conoscere la scena dell’arte contemporanea romana.
Karlien de Villiers, Nomusa Makhubu, Collen Maswanganyi, Norman O’Flynn sono quattro giovani artisti sudafricani emergenti, che vivono e lavorano tra Grahamstown, Cape Town e Johannesburg.
Noto per le sue ironiche pitture di grandi dimensioni e sculture, NormanO’Flynn ama interessarsi della condizione umana. Il linguaggio visuale che lo contraddistingue si rintraccia nelle tele riempite con gli eroi dei fumetti, i semi-dei e i pois tipici delle mucche.
Il lavoro di Nomusa Makhubu mette insieme le istanze di ciò che la circonda tra identità e storia. Usa infatti la sua stessa immagine nella maggior parte delle sue opere fotografiche.
Karlien de Villiers lavora esplorando le acque torbide del subconscio, ma non cerca spiegazioni né interpretazioni alle visioni create da sogni ed incubi.
I lavori di Collen Maswanganyi sono sculture in legno intagliate a mano e dipinte. Nei contenuti il suo lavoro rivela stereotipi ed idiosincrasie tipiche del Sudafrica.
Norman O’Flynn “Shadow Puppet”
Nomusa Makhubu “Umqela nombhaco”
Collen Maswangany “Nghamula”
Il Centro Luigi Di Sarro ospita gli artisti sudafricani nell’ambito di un progetto di scambio culturale con la Erdmann Contemporary, che avrà come seconda tappa una mostra di artisti italiani a Cape Town. La collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma e le Università sudafricane di Grahamstown e Stellenbosh ha permesso di programmare alcuni incontri didattici con docenti e studenti italiani di diverse discipline artistiche. Altrettanto si vuole organizzare con gli artisti italiani che saranno ospitati in Sudafrica. La Erdmann Contemporary ha una lunga storia di collaborazione con artisti italiani in Sud Africa: ha proposto mostre personali di Nicola Samori, Greta Frau, Laurina Paperina e Nicola Vinci. Per questa mostra romana ha selezionato le opere di Norman O’Flynn, Karlien de Villiers, Collen Maswanganyi e Nomusa Makhubu. Sono giovani, emergenti, ma già riconosciuti talenti. La loro arte commenta una varietà di temi tra cui l’identità, il potere, la corruzione, la storia, il colonialismo e le idiosincrasie stereotipate tipiche del Sud Africa.
ARP 2009 Roma – Karlien De Villiers con Anna Romanello e gli studenti dell’Accademia di Roma
Dice Erdmann: “Voglio mostrare le attuali tendenze dell’arte sudafricana. E voglio mostrare al contempo la varietà dei mezzi espressivi utilizzati, fotografia, scultura, pittura e installazioni artistiche. Spero così di offrire al pubblico romano una ricca percezione di quanto sia vitale l’attuale produzione artistica nel nostro paese. L’individualità di ciascuno di questi artisti è molto evidente nei loro lavori, ma nel complesso, presentati in una esposizione collettiva, il loro lavoro dà conto in maniera ampia della realtà sudafricana”.
Il titolo della mostra nasce dalla considerazione che il mondo ha bisogno dell’arte e in generale degli artisti.
Un’occasione dunque per confrontarsi con la giovane arte del più vivace paese dell’Africa, in cui i grandi successi ottenuti in termini di democrazia e multiculturalismo non nascondono alla sensibilità degli artisti le contraddizioni politiche e sociali ancora esistenti.
Il progetto nella sua interezza ha ottenuto il patrocinio dell’ambasciata sudafricana a Roma, l’Ambasciata italiana a Pretoria, il Consolato italiano a Città del Capo, la Provincia di Roma-ufficio per le politiche culturali e l’Accademia di Belle Arti di Roma. Sponsor: Alpitour World