VAA-VIDEO ART AWARD 10 FINALISTI IN MOSTRA DURANTE L’ITALIAN ART DAY E CORTOLOVERE

Concluse le selezioni del Concorso VAA-Video Art award lanciato dal Centro Luigi Di Sarro con l’Istituto Italiano di Cultura di Pretoria. La giuria ha scelto i 10 finalisti delle due sezioni Italia e Sudafrica. I video finalisti verranno mostrati il 24 Marzo durante l’Italian Art Day a Philippi, Cape Town e poi in Settembre al Festival internazionale CortoLovere.

   

 

FINITE/INFINITE Elena Giustozzi e Caterina Silva EVERARD READ/CIRCA Cape Town, Sudafrica 22 – 31 Marzo 2018

Opening 22 Marzo 2018 h.18,30

 

Con FINITE/INFINITE Elena Giustozzi e Caterina Silva mostrano il lavoro svolto durante la residenza ARP-Art Residency Project in Sudafrica. Una mostra che si offre come percorso a molti livelli, non la semplice nozione di viaggio, ma la volontà di osservare da e con differenti punti di vista.

Le passeggiate a piedi lente nella natura di Elena Giustozzi si rivelano nel confronto con lo sguardo dall’alto offerto dal Boomslang, la passerella sospesa dei Kirstenbosh Gardens, ma anche in un taccuino di suoni digitali raccolti al ritmo dei passi in vari angoli di Cape Town. Lavori realizzati in Italia, nelle Marche dove l’artista vive, si mescolano con le tele dipinte a Cape Town. Lavoro lento, meticoloso, meditativo, intimo e a tratti grandioso.

Le peripezie dell’anima di Caterina Silva, le sue continue interrogazioni sul senso del reale, e del linguaggio che vorrebbe esprimerlo, sono certamente nelle sue grandi tele, colorate e stropicciate, ma anche nel confronto con quanto l’anima porta appresso del proprio passato, lontano o vicino. E così nel confronto con gli studenti della Ruth Prose School of Art ha preso vita la performance ticticfshfshcoldcoldrainrain che prosegue una ricerca analoga appena svolta dall’artista in Norvegia.

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“NOT PROVISIONAL” ISABELLA NAZZARRI – VIVIANA VALLA bipersonale a cura di Ivan Quaroni in collaborazione con ABC-ARTE di Genova 8/2-2/3 2018

Opening 8 Febbraio 2018 ore 18,00

 

La doppia personale di Isabella Nazzarri (Livorno, 1987) e Viviana Valla (Voghera, 1986) è incentrata sul confronto diretto tra i diversi approcci metodologici e stilistici che le due artiste hanno utilizzato per costruire il proprio originale linguaggio pittorico.

Incentrata su un processo essenzialmente gestuale ed erratico, la pittura di Isabella Nazzarri si coagula in un campionario di forme sorprendenti, caratterizzate da segni dai colori vividi e brillanti che si stagliano su fondi monocromi nelle carte come nelle tele. La luce precipitata nei pigmenti diventa la materia anche delle sue sculture, fatte di resine colorate rinchiuse in ampolle di vetro (Monadi) oppure di poliuretano espanso modellato in modo da evocare le formazioni rocciose e i depositi calcarei presenti in natura.

Basata sulla stratigrafia di materiali cartacei è la ricerca di Viviana Valla, che attraverso il rimaneggiamento di post-it, ritagli di riviste, fogli prestampati, brandelli di carte argentate e molto altro costruisce una pittura intima e diaristica che paradossalmente assume l’aspetto di una composizione geometrica. Tema della sua indagine è il conflitto tra emotività e censura, che si esplica in un continuo bilanciamento tra il metodo accumulativo, di carattere intuitivo, e il rigido controllo esercitato sulle forme spesso ortogonali delle sue composizioni.

Tanto il metodo erratico di Isabella Nazzarri, fondato sulla fiducia e libertà gestuali e sulla levità cromatica e segnica, quanto quello critico e conflittuale di Viviana Valla, articolato in un dinamico contrasto tra emotività e razionalità, prefigurano l’assunzione di una responsabilità nei confronti del linguaggio pittorico, usato come filtro interpretativo per la costruzione di una Weltanschauung, di una visione del mondo.

Il titolo Not Provisional allude propriamente al carattere impegnato e “non provvisorio” degli approcci pittorici di Isabella Nazzarri e Viviana Valla. Le due artiste italiane, infatti, differentemente dai provisional painters che rifuggono dal sovraccarico di aspettative legate a un medium secolare come la pittura, accettano di elaborare grammatiche capaci di esprimere il carattere dubitativo, enigmatico e incerto che è all’origine della formazione delle arti visive.
La mostra Not Provisional presenta circa una trentina di opere – tra tele, carte e sculture – della recente produzione delle due artiste.

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CALENDARIO GUTENBERG 2018: giovani artisti italiani, a cura di Massimo Bignardi

Martedì 23 gennaio alle 18 sarà inaugurata la mostra delle opere selezionate per la pregevole opera editoriale giunta alla sua 15a edizione e dedicata quest’anno ad artisti italiani under 30.

Esposte le opere di Andrea Bressan (Cittadella, Padova), Flavia Bucci (Castel Frentono, Chieti), Emanuela Cruccu (San Gavino Monreale, Medio Campidano), Francesca Dondoglio (Torino), Flavia Carla Fanara (Formello, Roma), Roberta Favarato (Milano), Marco Goi (Sabbioneta, Mantova), Xhimi Hoti (Verona), Annatonia Luperto (Galatone, Lecce), Davide Pisapia (Napoli), Andrea Schifano (Castro, Lecce), Marco Tallone (Revello, Cuneo); dipinti, disegni, incisioni, fotografie che testimoniano di una nuovissima generazione dell’arte italiana.

Le opere in mostra sono quelle vincitrici del concorso bandito dalla Gutenberg Edizioni per la realizzazione del CALENDARIO 2018: un concorso al quale hanno partecipato 78 giovani artisti under 30, una significativa adesione che risponde al carattere di novità che, da quindici edizioni, segna il calendario d’arte. La commissione composta da Massimo Bignardi (docente di Storia dell’arte contemporanea, Università di Siena), Danilo Maestosi (giornalista e scrittore), Franco Marrocco (artista e direttore dell’Accademia di Belle Arti di Brera-Milano) e Giuseppe Rescigno (artista) ha selezionato le opere che oggi articolano il CALENDARIO GUTENBERG 2018.

La mostra resterà aperta fino al 3 febbraio (dal martedì al sabato ore 16.00 -19.00).

LA FOTOGRAFIA SPERIMENTALE DI LUIGI DI SARRO a cura di Carlotta Sylos Calò in mostra per le Passeggiate Fotografiche Romane promosse dal MIBACT. 

L’esposizione proseguirà fino al 30 gennaio 2018, ed apre ufficialmente il circuito nazionale e internazionale di promozione dell’opera di Luigi Di Sarro nel Quarantennale dalla scomparsa. E’ possibile prenotare telefonicamente o via email una visita guidata per gruppi alla mostra e all’Archivio Storico che conserva e diffonde l’opera di Luigi Di Sarro.

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Nel quarantennale della morte di Luigi Di Sarro, il Centro per la ricerca artistica contemporanea a lui intitolato ne celebra la memoria con una serie di mostre dedicate al suo lavoro, a cominciare da La fotografia sperimentale di Luigi Di Sarro, incentrata sulla produzione fotografica dell’artista dal 1968 al 1976 e arricchita da un approfondimento sul disegno e la scultura.

Fin dagli anni Sessanta Luigi Di Sarro lavora con tecniche e linguaggi diversi: il disegno, la pittura, la grafica, la scultura e la fotografia. Proprio quest’ultima diventa, a partire dalla fine del decennio, uno dei mezzi elettivi per sviluppare tematiche già fortemente legate al suo lavoro. Secondo un approccio aperto, già applicato ad altre tecniche, la fotografia diviene un modo per osservare la realtà, creare nuove forme e punti di vista, anche ‘giocando’ con il mezzo fotografico, sia nella fase di ripresa che in quella di sviluppo e stampa. Nella sua ricerca, infatti, l’artista non coinvolge solo l’immagine ma il suo processo costitutivo: allestisce dei set nel suo studio per effettuare riprese particolari, e spesso, dopo aver stampato nella camera oscura, interviene ancora, ritagliando le stampe, creando maquette e collage che poi rifotografa. Protagonista di molte delle immagini dell’’ampio corpus fotografico prodotto da Di Sarro tra il 1968 e il 1976 è lo stesso artista che spesso si mette in scena per misurare analiticamente il funzionamento di alcuni fenomeni quali il movimento, il segno, il colore e la luce.

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NEL LINK IL PROGRAMMA DETTAGLIATO DEI CINQUE PERCORSI:

Il 15, 16 e 17 dicembre 2017 Roma celebra la fotografia.

 

 

REALTA’ IMMAGINARIE – SKUBALISTO and JORDAN SWEKE – 30 novembre/14 dicembre 2017

 

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Da Cape Town a Roma grazie ad ARP-Art Residency Project, il programma bilaterale di residenze per giovani artisti tra Italia e Sudafrica, realizzato con il contributo del MAECI e con la collaborazione della Galleria Everard Read/CIRCA (Cape Town-Johannesburg-Londra) mette in mostra il lavoro di Jordan Sweke (1991) e Skumbuzo Vabaza, in arte Skubalisto (1987). Nel corso della residenza svolta a Roma i due artisti hanno osservato la città e le sue periferie. Genti e paesaggi in una realtà immaginaria: un viaggio che esplora con vari mezzi espressivi (pittura, grafica e video) la storia passata e il tempo presente della Caput Mundi. Le opere in mostra sono state prodotte durante le sei settimane di residenza.

Questa VI Edizione di ARP ha selezionato quattro giovani artisti: i due sudafricani, ospitati a Roma, e fra gli italiani Elena Giustozzi (1983) e Caterina Silva (1983) che partiranno il prossimo febbraio per partecipare alle attività del programma che il Centro Di Sarro realizza fra Roma e Cape Town, con la collaborazione anche di Ruth Prowse School of Art e Rainbow Media NPO.

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La narrazione di Skumbuzo è multiforme (arti visive, design, musica e moda), spesso incorpora la figurazione contemporanea, l’iconografia tradizionale e diversi linguaggi urbani che hanno come radice i “graffiti”. Il lavoro di Skumbuzo si propone di azzerare l’esperienza umana per scoprire e svelare i costrutti sociali creati dall’uomo che tendono a creare separazione. Il suo lavoro è un ponte che racconta i simboli del consumismo, dell’industrializzazione, della corruzione, della speranza, della famiglia, del dolore, della razza, della nazionalità e della religione. Il suo background di graffiti e l’influenza della street art si mostrano evidenti nell’uso astratto che fa dei colori e nella tecnica stilizzata della sua pittura.

Jordan invece si muove nell’ambito delle nozioni di paesaggio e ambiente naturale. Esplora astrattamente la Natura – una forza sublime e onnicomprensiva. Più specificamente, esplora la relazione che attualmente esiste tra umanità e natura e i modi in cui questa relazione potrebbe essere ricostituita. La sua produzione principale è da ricercarsi nei grandi dipinti a olio, ma in un contesto concettuale più affinato, l’obiettivo giunge anche attraverso la creazione di fotografie, sculture, lavori video, grafica e installazioni.

Entrambi questi giovani creativi vivono e lavorano a Cape Town e sono stati selezionati per svolgere insieme la residenza ARP 2017/2018 con il progetto REALTÀ IMMAGINARIE. In mostra una bi-personale e un lavoro comune risultante dalla conversazione tra i due artisti. Al Centro Luigi Di Sarro, i ritratti di Skumbuzo (in vari mixed media) e i paesaggi di Jordan (disegni monocromatici, dipinti su tela e video) sono installati vicini in modo da sottolineare la volontà di dialogo.

Il rapporto tra le persone e i loro ambienti è uno dei temi principali della mostra. REALTÀ IMMAGINARIE intende affrontare le nozioni di “realtà” di ogni persona – come vedono il mondo e, al contrario, ciò che passa inosservato attorno a tutti noi. Skumbuzo e Jordan in un continuo dialogo, fra loro e con la città, illustrano e immaginano ciò che sta accadendo alle persone, confrontandosi così con coraggio con temi di grande attualità: “emarginazione e povertà in cui vivono molti invisibili abitanti di Roma”. Si tratta di approfondire la relazione che si crea fra uno straniero e il paesaggio della Capitale e permette di affrontare un tema scomodo come quello dell’ “l’impatto sociale degli immigrati con le realtà che si celano dietro l’immagine idealizzata di ciò che le persone vedono e vivono”.

I due artisti si sono formati all’interno delle strutture creative che pulsano intorno a loro a Città del Capo, ed entrambi hanno un forte interesse per le periferie urbane, i luoghi della “classe operaia”. L’esperienza ARP a Roma è servita loro per aprire una conversazione sulle genti di Roma, i loro “paesaggi” e la città stessa. Anche se entrambi gli artisti riconoscono che si tratta di una analisi sociale dal punto di vista di un estraneo, la loro analisi li ha portati a individuare “punti di somiglianze sociali e culturali tra Roma e Città del Capo, le medesime istanze sulle quali stavano indagando a Città del Capo”. Riflessione che si concretizzerà nella realizzazione di alcune opere di arte pubblica nella periferia romana dove Skumbuzo e Jordan, si propongono di reimmaginare la realtà.

Oltre a dire la loro sui temi sociali, gli artisti hanno voluto anche esprimersi sulla questione della dicotomia natura e urbanizzazione: il tipo di relazione che le persone a Roma hanno con i loro ambienti naturali e la Natura stessa. Gli artisti hanno osservato che “ci sono resti di artefatti umani nella natura”, che “la natura sopravvive in spazi fortemente costruiti, come se ci fosse un conflitto tra natura e città, e tra persone e natura”. Così gli artisti concludono: “Roma è come una madre dal seno grande che nutre l’intera Italia. Tutta l’Italia è a Roma, non solo Romani. Si può quasi sentire Roma che lotta sotto la pressione”. REALTA’ IMMAGINARIE, indaga anche su tutto questo mettendo in mostra qual è il mondo riesaminato e immaginato dal discorso sinergico di Skumbuzo e Jordan.

Emma Vandermerwe – Senior Curator Everard Read/CIRCA Cape Town

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ARP – Art Residency Project ITALY/SOUTH AFRICA VI EDIZIONE: Elena Giustozzi, Caterina Silva, Jordan Sweke e Skubalisto sono i 4 giovani artisti vincitori della residenza ARP

ARP-ART RESIDENCY PROJECT, il programma del Centro Di Sarro, dedicato ai giovani artisti, è realizzato con il contributo del MAECI e con la collaborazione di Everard Read/CIRCA Gallery. Si svolge fra Roma e Cape Town con l’obiettivo di promuovere e sostenere il talento artistico emergente in Italia e all’estero e rientra in una più ampia rete di azioni che il Centro di Documentazione della Ricerca Artistica Contemporanea Luigi Di Sarro svolge attraverso scambi culturali bilaterali nel campo delle arti visive e multimediali.

ARP si propone di favorire la mobilità e la conoscenza di nuove realtà culturali attraverso la sperimentazione di materiali, tecniche e linguaggi nell’ambito dell’arte contemporanea. Le residenze offrono l’occasione di nuove esperienze creative e di formazione tecnica e professionale, di un confronto umano e artistico, dello studio della storia sociale, politica e culturale del paese ospitante.

    da sin: Caterina Silva, Jordan Sweke, Skumbuzo Vabaza, Elena Giustozzi

Chi sono i 4 giovani vincitori della VI Edizione fra Italia e Sudafrica 2017/18:

ELENA GIUSTOZZI è nata a Civitanova Marche (Macerata, Italy) nel 1983.
Dopo la maturità scientifica ha frequentato l’ Accademia di Belle Arti di Macerata dove nel 2008/2009 ha conseguito la laurea di primo livello in Decorazione. Nel 2011/2012 ha concluso il corso di studi specialistico in Pittura. Dal 2013 è cultore della materia di: Tecniche Pittoriche (triennio), Tecniche e Tecnologie delle Arti Visive Contemporanee (triennio) e Laboratorio di Tecniche e Tecnologie per la Pittura (biennio) presso l’ABA di Macerata. E’ stata selezionata con il progetto Little Finite Landscapes. Prospettive differenti di paesaggi. “Cosa guardiamo? Cosa ascoltiamo? La strada che si apre di fronte a noi, il rumore dei nostri passi. Le mie passeggiate in giardino raccontano il tempo che scorre, le stagioni che si susseguono, nuove, ma sempre uguali, la terra che cambia, si trasforma, si deforma per poi tornare a somigliarsi in ogni sua variazione. In queste camminate fotografo e registro senza attenzione una gran quantità di scorci“.    www.elenagiustozzi.com

CATERINA SILVA (Roma, Italy, 1983) esplora le connessioni tra linguaggio e potere, assumendo spesso una posizione silenziosa e prelinguistica attraverso cui eludere le strutture canoniche di produzione di senso. Studia scultura a Londra (Camberwell College of Arts), filosofia e scenografia a Roma (La Sapienza, Ied). Il suo lavoro spazia dalla pittura alla performance. “Considero la mia pratica pittorica una lotta con il linguaggio e i suoi sistemi di classificazione. Uso la pittura per sondare le parti opache della mente, quello che non è possibile altrimenti spiegare a parole. Genero immagini aperte, disponibili all’interpretazione dell’osservatore, traduzione intuitiva di un processo di decostruzione delle mie sovrastrutture interne sviluppato attraverso la materia stessa della pittura e la sua traduzione in esperimenti coreografici e performativi“.       www.caterinasilva.com

JORDAN SWEKE è nato nel 1991 a Johannesburg, Sudafrica. Vive e lavora a Cape Town dove si è laureato nel 2014 alla Michaelis School of Fine Art, UCT  conseguendo anche la specializzazione in pittura. Nel suo lavoro esplora e riflette sulla percezione dello spazio nella natura con l’obiettivo di “creare un connessione tra la visione matematica e l’astratto, tra la geometria e la biologia“. Lavorando con grande interesse alle possibilità operate dai visual media tra cui fotografia, video, land art e installazioni urbane, senza mai tralasciare la pittura ad olio su tela, Sweke cattura e individua per ciascuno mezzo l’accento tattile degli elementi materiali del suo ambiente naturale. La percezione che ne risulta fa sì che i suoi lavori trasgrediscano di continuo gli usuali concetti di ambiente e servano a sfidarli.      www.jordansweke.com

SKUMBUZO VABAZA, conosciuto come “Skubalisto” vive e lavora a  Cape Town, Sudafrica.  E’ nato ad Harare, Zimbabwe, (1987) dove i suoi genitori hanno vissuto in esilio, sua madre studiava medicina e suo padre era un attivista dell’ANC. Da quando è rientrato a vivere in Sudafrica è stato impegnato a riscoprire il paesaggio e il suo rapporto con il suo stesso paese attraverso la visone di un’artista. I suoi mezzi espressivi variano tra pittura spray, acrilico, pastelli ad olio, carboncino e inchiostro: Skubalisto è un pittore a tutto tondo, che principalmente lavora su ritratti in uno stile espressionista contemporaneo, che sfocia a seconda dei casi nel muralismo, o in opere dipinte su tavole di legno o grandi tele. “Non sono un writer, la pittura è la mia arma. E l’opera di un artista lo rappresenta a prescindere dal mezzo utilizzato”.         skubalisto.tumblr.com

THE SERIALIST n.1 – con Mia D. Suppiej, Valentina Nascimben, Stefan Nestoroski, Mauro Piccinini, Luca Resta e Davor Suker – a cura di Giulia Lopalco e Emanuele Meschini

10-31 Ottobre 2017

Inaugurazione: martedi 10 ottobre 2017 dalle 18.00 alle 21.00

Il progetto The Serialist, ideato e curato da Giulia Lopalco e Emanuele Rinaldo Meschini, è un ciclo di mostre che propone di indagare il rapporto tra creatività artistica e il fenomeno delle serie televisive e web. Cominciando negli ultimi anni a uscire dalla considerazione di mero prodotto di intrattenimento, le serie stanno diventando oggetto di attenzione e analisi crescente in quanto fenomeno socio-culturale complesso e spazio di elaborazione della nuova mitologia della società contemporanea.

Il primo appuntamento espositivo si concentra su Baywatch (1989-2001) serie televisiva cult degli anni novanta e presenta nuovi lavori di sei giovani artisti italiani e internazionali: Mia D. Suppiej, Valentina Nascimben, Stefan Nestoroski, Mauro Piccinini, Luca Resta e Davor Suker.

La mostra aderisce alla Tredicesima Giornata del Contemporaneo indetta da AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani

CUBA – Erik Chevalier e Mauro Magni a L’Avana

 

L’Avana / Un’esperienza nel barrio Cantarrana

Fra cooperazione e cultura il Centro Luigi Di Sarro e il CISP per la riqualificazione di un quartiere popolare nella capitale cubana

Nadia Angelucci e Tiziana Bartolini  (estratto da NoiDonne 2 gennaio 2012)

Uno degli interventi realizzati durante la Settimana della Cultura italiana a Cuba è quello che hanno creato il Centro Luigi di Sarro e il CISP – Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei popoli. Due donne, Alessandra Atti Di Sarro – giornalista e vicepresidente del Centro Luigi Di Sarro – e Paola Larghi – responsabile dei progetti di cooperazione di Cisp-Sviluppo dei Popoli a Cuba  -, sono state protagoniste e artefici di questa idea visionaria che coniuga l’idea di sviluppo alla cultura e all’arte.

Ad Alessandra Atti Di Sarro abbiamo chiesto come è nato questo progetto?
Il CISP porta avanti nel barrio di Cantarrana a L’Avana, con gli artisti del gruppo Huellas, un progetto di riqualificazione urbana attraverso l’arte dipingendo le case in accordo con gli abitanti, che ho avuto modo di visitare lo scorso anno. Da quel pomeriggio passato fra le case dipinte di Cantarrana è nato un reportage che poi è stato trasmesso da TG2 Storie e una collaborazione con Paola Larghi che si è sviluppata grazie all’invito dell’Ambasciata italiana a Cuba a presentare un progetto con il Centro Luigi Di Sarro per la settimana della cultura del 2011. Abbiamo portato a L’Avana due artisti selezionati dal Centro Di Sarro, Erik Chevalier e Mauro Magni, per la mostra “VISUS”, opere di pittura e fotografia (che si è tenuta dal 22/11 al 4/12 al Centro Provicial de disegno Luz y Oficios) e mettere in contatto i due con il gruppo di artisti cubani Huellas perché proponessero il bozzetto di un murale da realizzare su una delle case di Cantarrana come interazione/workshop tra italiani e cubani. Chevalier e Magni hanno realizzato un vero e proprio site-specific a 4 mani. Il lavoro per la realizzazione, con la partecipazione del gruppo cubano, è durato 3 giorni al termine dei quali nel barrio si è svolta una grande festa con gruppi musicali che dal pomeriggio alla notte hanno animato il vicolo dove la sera è stato scoperto il murale dall’ambasciatore italiano Marco Baccin. Ha fatto parte del progetto anche un incontro tra artisti e operatori di cooperazione dedicato al tema “arte e trasformazione urbana” per parlare di una nuova cooperazione internazionale che passi per un concetto di sviluppo legato sempre più al fattore culturale.

Tutto frutto di un incontro tra donne, quindi…
Abbiamo avuto un’intesa immediata! Forse perché siamo della stessa generazione e abbiamo in comune background culturale e anche tanti ideali. Lei ama l’arte, il teatro, la musica ed è convinta che bisogna lottare per un mondo migliore di quello c’è, e dunque lavora nella cooperazione. Io ho sempre inseguito un impegno serio nel mondo della cooperazione, faccio un mio personale volontariato attraverso il mio lavoro di giornalista e, oltre al sud del mondo, nella mia esperienza c’è la cultura, di cui per anni mi sono occupata in Rai e che è la mission dell’attività della mia famiglia con il ‘Centro Luigi Di Sarro’ a Roma, intitolato a mio zio, del quale curo gli scambi internazionali.

Siete soddisfatte del risultato ottenuto?
Vedere centinaia di persone partecipare alla festa per l’inaugurazione del mural e vedere che finito il concerto le persone si fermavano a fotografare o a farsi fotografare davanti all’opera … beh, è stato commovente! La collaborazione fra gli artisti è stata ricchissima di spunti; Chevalier e Magni, il primo lavora come restauratore e decoratore con tromp l’oeil, il secondo come decoratore e scenografo, hanno potuto offrire molte nozioni tecniche e ricevere interessanti informazioni su materiali di riciclo e alternativi che da noi non si usano abitualmente. Sia alla mostra che alla tavola rotonda c’era il pienone, di giovani soprattutto, segno che abbiamo centrato anche il punto di vista teorico. E in tempi in cui la cultura viene considerata irrilevante o addirittura inutile, è stata sì, davvero una bella soddisfazione.