Il Centro Luigi Di Sarro presenta il progetto “POZI” degli studenti del Corso di Architettura e Design dell’Università di Cape Town (UCT), che arriva a Roma grazie alla collaborazione con l’Ambasciata del Sudafrica.
In mostra le visionarie opere degli artisti che hanno partecipato al progetto, ideato e condotto dall’artista sudafricano Giggs Kgole.
Il progetto, accompagnato da Kgole in persona, dimostra non solo l’abilità di questi architetti in erba, ma stimola per di più la loro capacità di impegnarsi in contesti globali ed espressioni artistiche.
La collaborazione con Giggs Kgole, attivo su piano internazionale, “simboleggia il ponte tra talento locale e opportunità globali”, come scrive la professoressa Buhle Mathole “gli studenti hanno esplorato e interpretato l’essenza del mondo artistico di Kgole, elaborando ambienti che sono più che semplici spazi di lavoro: sono riflessioni di sinergia creativa e dialoghi culturali.”
Possono partecipare giovani che non abbiano superato i 30 anni da paesi di Europa, Africa e Balcani. Domande entro il 14 luglio 2024. Al centro del programma, che si svolgerà in settembre-ottobre 2024, il workshop Hic et Nunc che approfondisce il concetto di contemporaneo con un percorso di incontri e visite. Restituzione della residenza il circuito Pack and go che permette agli artisti vincitori di mostrare e discutere la propria opera e al curatore di ideare il concept degli eventi.
La giuria composta da Alessandra Atti Di Sarro, Simone Ciglia e Carlotta Sylos Calò ha scelto i giovani vincitori che arriveranno a Roma a fine settembre per partecipare al workshop che indagherà la nozione di contemporaneo. Sfoglia qui i profili dei vincitori.
Opere che danno spazio ad una visione del mondo che ricostruisce l’antico potente nesso tra il microcosmo e il macrocosmo, tra l’uomo e la natura, l’arte e la scienza. La mostra Metamorphosis di Paola Tassetti, a cura di Loretta Fabrizi, offre un percorso artistico che nasce da una innata fascinazione e un approfondito studio sul tema della metamorfosi, quel mutamento della realtà dato dall’inesorabile trascorrere del tempo che è stato anche uno dei motivi letterari, artistici e filosofici più intriganti e indagati in ogni epoca storica. Nella sua ricerca di una nuova realtà in movimento, appare indispensabile all’artista il recupero del passato, scrigno di antichi saperi, di miti e di riti che permettano di percorrere con più consapevolezza le strade del futuro. L’artista prende dunque le mosse dai pionieristici studi di medicina di Andrea Vesàlio, dalle sue straordinarie tavole anatomiche, realizzate a Venezia dagli artisti della scuola di Tiziano Vecellio. Nascono così le sue Psicogeografie, tavole anatomiche e composite installazioni di frammenti e reperti che raccontano spaccati di metamorfosi fiorite sia sulle tele che nelle sculture.
Il Centro Luigi di Sarro, in collaborazione con il CeSMa (Centro Studi Marche) e in linea con la sua più che quarantennale attività di promozione di giovani talenti a livello nazionale e internazionale, accoglie anche quest’anno nei suoi spazi espositivi il Premio Pannaggi/Nuova Generazione 2022 V edizione, un’iniziativa dell’associazione “Amici di Palazzo Buonaccorsi” di Macerata a sostegno dei giovani artisti per la promozione dell’arte contemporanea nelle Marche e in Italia.
La Giuria composta da Paola Ballesi, Katiuscia Cassetta, Nikla Cingolani, Loretta Fabrizi, Paolo Gobbi, Marina Mentoni, Mauro Mazziero, Giuliana Pascucci, Massimo Vitangeli, ha assegnato il premio alla giovane artista civitanovese Paola Tassetti, con la seguente motivazione: “un’artista multidisciplinare e dai molteplici interessi che fa della sua arte uno stile di vita nell’incessante ricerca delle sorgenti del sapere e del fare, che trovano nella sapiente manipolazione della materia e delle forme la più alta espressione culturale”.
Paola Tassetti (Civitanova Marche Alta, 1984) studia arte, si laurea in architettura e successivamente si specializza nella ricerca del paesaggio italiano. Continua la sua formazione artistica a Kyoto presso lo studio Tomohiro Hata Architect and Associates e a Londra allo Uncommon Studio Creative.
La sua attività multidisciplinare sperimenta i terreni di confine tra diverse scienze: biologia, botanica, tassonomia, anatomia, archeologia, antropologia, sociologia, psicologia e architettura.
Contempera l’interesse per il paesaggio con la ricerca sull’anatomia umana con cui alimenta la sua espressione creativa fatta di diari, disegni, installazioni site specific, pitture surreali, collage digitali, arte digitale, pittura materica, serigrafia, raccolte tassonomiche, installazioni seriali e performance dove il corpo diventa veicolo di sperimentazione e terreno di scambio tra l’interiorità e la realtà.
Quattro donne con storie di vita differenti, quattro artiste con radici culturali varie e stratificate, un lavoro corale che si affianca alla ricerca personale e interdisciplinare di ciascuna identificando così un percorso comune, nei temi, nella poetica e nel dialogo delle pratiche. Un progetto che spazia fra materiali e medium diversi, ma che ci restituisce un pensiero unitario sulla contemporaneità.
ATTRAVERSARECONFINI è un dialogo creativo fra Karmen Corak (Slovenia), Fariba Karimi (Iran), Gianna Parisse (Italia) e Claudia Hyunsook Son (South Korea), che culmina in un grande muro composto di 273 opere, assemblate dalle quattro artiste secondo una trama di assonanze visive.
Scrive Gianna Parisse a nome del gruppo: “Il progetto nasce dalla volontà di lavorare a più mani, di formulare un progetto collettivo, da parte di quattro artiste di differenti nazionalità, in un momento in cui separazioni, muri, guerre e violenze, annichiliscono il nostro quotidiano e tutto sembra precipitare nell’abisso.
Questo lavoro comune, al femminile, si e’ espresso con un manufatto collettivo che si compone di piccoli lavori su carta, manifesto emozionale di accostamenti e sinergie e nella presentazione di opere singole che in una dimensione più aderente al reale, si allineano alla necessità di difendere ciò che più è fragile. A partire dai nessi tra il dominio sulla natura e il suo sfruttamento e l’oppressione verso i fragili e verso le donne con la loro sottomissione”.
Il progetto è realizzato con il patrocinio dell’Ambasciata Slovena a Roma e il Centro di Cultura Coreana.
Karmen Corak
Murska Sobota, Slovenia. Artista italiana che vive tra Venezia, Roma e Marsiglia. Ha studiato Arti Grafiche in Croazia e Conservazione e Restauro di opere d’arte su carta in Italia, Giappone e Austria. Presto la fotografia è diventata il suo mezzo espressivo, ha frequentato workshop con Rinko Kawauchi e Hans-Christian Schink. È stata invitata a mostre collettive e personali in Croazia, Francia, Germania, Giappone, Italia, Russia, Slovenia, Spagna, Ungheria e Stati Uniti, ricevendo premi internazionali in Fine Art Photography a Parigi, Malaga e Berlino. Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche in Italia, Slovenia e Giappone. Ha sviluppato progetti espositivi di arte contemporanea per istituzioni pubbliche e private. La sua fotografia registra il flusso costante delle cose e dà loro un altro ordine di esistenza. La particolare scelta del supporto cartaceo ne esalta le qualità estetiche e la capacità di evocare un esilio dalla realtà e dislocarlo in altre sfere della percezione.
Gianna Parisse
Roma, Italia. Architetto, artista e PhD in progettazione architettonica, fonda la sede romana dello Studio Archea, dedicandosi alla ricerca architettonica concepita sia da un punto di vista teorico che progettuale come relazione arte e architettura. Più recentemente si diploma in Pittura e si specializza in tecnologia dei materiali cartacei, all’ Accademia di Belle arti di Roma. Partecipa a mostre ed esposizioni in Italia e all’estero. Alle riflessioni sul paesaggio terrestre e celeste, sulle cartografie, sui fenomeni percettivi e fisici in cui siamo immersi, si affiancano trasformazioni, dissolvimenti, sparizioni di cose e natura, ovvero pensieri circolari tra vita e morte, tempo e memoria. I mezzi espressivi sono di volta in volta differenti, dalle carte ai colori naturali autoprodotti, alle immagini elaborate digitalmente, alla fotografia, alle riprese con lo scanner. Per quanto il medium carta, materia viva, sensibile, impressionabile, sia sempre presente.
Fariba Karimi
Tabriz, Iran. Dal 2009 vive e lavora a Roma. Si forma presso il liceo artistico di Tehran e si laurea in Pittura nel 2006 all’Università di Arte a Tehran. Si laurea in Pittura nel 2014 all’Accademia di Belle Arti di Roma. Dal 2003 partecipa a numerose mostre collettive e personali e diverse manifestazioni artistiche in Iran, in Italia e all’estero.La sua pittura astratta proviene da uno spazio profondo, da un mondo misterioso e nascosto, ai cui contenuti attinge attraverso la mediazione del segno. Veloce e incisivo. Ne deriva un racconto poetico, un linguaggio lirico che si configura in nuove forme e nuove scritture. Piu’ recentemente gli incisivi segni grafici e pittorici solcano le immagini fotografiche di frammenti del suo corpo, quasi a ricordare le cancellazioni che quotidianamente vengono inferte a diritti e donne iraniani.
Claudia Hyunsook Son
Seul, Corea del Sud. Laureata in Pedagogia dell’arte consegue la specializzazione in Educazione Artistica a Seul e la Laurea nel corso di Pittura presso l’Accademia di Belle arti di Roma, nonchè il Master in Beni culturali ecclesiastici presso l’Università Pontificia Gregoriana. Partecipa a numerose mostre personali e collettive in Europa, Asia e Stati Uniti. Vive e lavora tra Roma e Seoul. La sua arte crea immagini nello spazio dove si incontrano la cultura dell’Occidente e dell’Oriente. Sperimenta la sua ispirazione interiore rinnovando le sue immagini attraverso il tempo, la trasparenza e il vuoto, cosicchè il viaggio della coscienza vada avanti in un movimento tendenzialmente infinito.
Il 9 dicembre 2022 si è svolto il secondo evento di promozione dei lavori selezionati per la terza edizione dei VIDEO ART AWARDS. Seconda occasione di incontro per le due vincitrici Liza Grobler e Giulia Savorani e di promozione per gli altri 8 finalisti del premio dedicato alla video arte realizzato dal Centro Di Sarro con il supporto dell’Istituto Italiano di Cultura di Pretoria e del Consolato generale d’Italia a Johannesburg in Sudafrica e del Festival Grenze di Verona, in Italia.
Per Giulia Savorani è stata l’occasione di scoprire la vivace scena artistica di Johannesburg, per una settimana dopo l’evento di proiezione ha infatti, grazie al premio, potuto visitare musei, centri di ricerca, studi di artisti e gallerie oltreché luoghi storici e tradizionali del paese di Nelson Mandela scoprendone così anche la storia e l’attualità.
Come raccontare due luoghi lontani dopo averne fatto un’intensa esperienza? Quali forme possono assumere? Cosa in loro può essere considerato pieno? Cosa, invece, vuoto? E come queste entità agli antipodi possono dialogare tra di loro?
Queste sono alcune delle domande che ruotano attorno a Le pieghe del vuoto, la mostra di Giulia Fumagalli (Carate Brianza – MI, 1990) in dialogo con Aran Ndimurwanko (Trento, 1991) che dal 19 novembre al 23 dicembre 2022 inaugura presso il Centro Luigi Di Sarro a Roma. Testo critico di Alice Vangelisti.
Si tratta di una selezione eterogenea di lavori frutto della doppia residenza di cui i due artisti hanno fatto esperienza durante la primavera, prima in Cile e poi a Panama. Il risultato è così la loro visione personale e artistica di questi due luoghi, geograficamente vicini, ma completamente agli antipodi. Da un lato, il paesaggio cileno, visivamente aperto per via dell’immensa distesa desertica, che seppur vuota è in grado di innescare continue connessioni. Dall’altro quello panamense, visivamente chiuso per la presenza della giungla impenetrabile, che riempie gli occhi e la mente, sovrappopolandoli di immagini.
Due esperienze completamente opposte, che attivano vicendevolmente sensazioni di pieno e di vuoto, contrapponendoli ma allo stesso tempo facendoli diventare anche uno la conseguenza dell’altro. Così, concentrandosi sulle caratteristiche estrinseche e intrinseche di questi due luoghi, Fumagalli e Ndimurwanko ne danno una loro lettura. Se Fumagalli indaga due elementi naturali – acqua e aria – che si materializzano in installazioni leggere e poetiche in grado di evocare la loro presenza, Ndimurwanko plasma la terra, dando vita a dei lavori carichi di quotidiana ritualità.
La mostra fa parte del progetto CL/PA – the travel di Giulia Fumagalli, realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (X edizione, 2021), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
In mostra le opere di Elena Giustozzi, Serena Vallese e Michele Carbonari, vincitori rispettivamente delle edizioni 2021, 2020 e 2019. Opening 27 maggio alle 18.
Il Centro Luigi Di Sarro, in collaborazione con il CeSMa (Centro Studi Marche) e in linea con la sua quarantennale attività di promozione di giovani talenti a livello nazionale e internazionale, accoglie nei suoi spazi espositivi i vincitori delle ultime tre edizioni (2019 – 2021) del Premio Pannaggi/Nuova Generazione, un’iniziativa dell’associazione “Amici di Palazzo Buonaccorsi” di Macerata a sostegno dei giovani artisti per la promozione dell’arte contemporanea nelle Marche e in Italia.
La mostra si offre come un osservatorio privilegiato sull’arte contemporanea attraverso le opere di tre giovani talenti. Un’esposizione dunque a tre voci che nel confronto per opera scandaglia i linguaggi del visivo, ne squaderna le diverse modalità espressive, assolutamente originali nel loro essere modulate su spartiti creativi che ciascuno raccorda ai propri ritmi esistenziali. Concrezioni in forme e immagini di visioni che scandiscono il rapporto sempre problematico e sempre da costruire con il reale, che tuttavia, proprio nel suo perseverante sfuggire alla presa, alimenta costantemente di nuova energia l’orizzonte dell’immaginario.
Elena Giustozzi (Premio Pannaggi 2021) – nata a Civitanova Marche (MC) nel 1983, vive a Senigallia (AN) – attraverso INSIDE propone la visione liquida di un microcosmo imprigionato in pochi centimetri d’acqua che l’alta qualità della pittura e il dispositivo ottico consentono di abitare nella profondità fluida e silenziosa di un “giardino in movimento e senza fine” come la vita cosmica.
Serena Vallese (Premio Pannaggi 2020) – nata a Giulianova (TE) nel 1981, vive e lavora a Montone (TE) -presentaFOGLIA-ME, un lavoro colto e meditato che sonda il tema della fragilità del vivente realizzato con materiali altrettanto fragili come carta, gesso, povere, pasta di cellulosa e modulato sul bianco pervasivo e assorbente “abbagliante d’attesa”.
Michele Carbonari (Premio Pannaggi 2019) – nato a Recanati nel 1980, vive e lavora a Macerata -conTHE LAST IMAGE mette a punto una figuratività che parla delle cose del quotidiano sublimate dalla luce della pittura, capace di donare dignità di singolare esistenza anche agli oggetti più anonimi e muti rivelando “epifanie dell’invisibile”.
Giustozzi_Vasca#3, 2019, olio su tela, diametro 80 cm
Vallese_Foglia-me, 2021, pasta di cellulosa, installazione (part.)
Carbonari_Trittico.Ombrellone nello studio, 2019, olio su tela, pannelli sx e dx 120×90 cm, pannello centrale 120x100cm
A Nicca si riferisce a una dottrina fondamentale del buddismo che si basa sull’idea dell’impermanenza, cioè che l’esistenza è in costante stato di cambiamento. L’etimologia Anicca è una negazione della parola radice “nicca” e significa stabilità e continuità. Le opere di Marcela Gottardo e Flavia Monteiro non sono una negazione della permanenza, ma esplorano il concetto buddista di Anicca attraverso l’instabilità e le trasformazioni della materialità e dell’essere. Gottardo e Monteiro, insieme si interrogano su come vediamo attraverso la lente soggettiva della nostra conoscenza e abbracciano la nostra impermanenza destinata, oltre la crisi filosofica ed esistenziale del nichilismo.
Gottardo impiega materiali e/o temi familiari per creare frammenti della propria esistenza temporale e ideazione del sé. Questi frammenti sono assemblati e trattati come forme uniche che si trovano in una stasi di degrado, eppure fanno eco alla memoria di forme organiche e di spazio negativo. L’opera di Gottardo presenta esplorazioni materiali della forma, risultando in un sondaggio di opere d’arte che evocano un indice archeologico, incoraggiando una scoperta visiva di manufatti.
Monteiro mette in mostra diversi corpi di opere che includono cianotipi sospesi che riecheggiano come gli indumenti che si asciugano su una corda da bucato; e includono anche forme organiche di oggetti di uso quotidiano, comprese le ombre della flora del deserto. Monteiro esamina il suo adattamento a vivere in un nuovo ambiente desertico abbracciando il sole del deserto e le sue ombre nella creazione dei suoi cianotipi. Queste opere confutano il suo ambiente arido attraverso il blu profondo dei cianotipi, il processo liquido che sviluppa queste immagini e attraverso i blocchi della radiazione del sole del deserto nell’esporre i cianotipi. Questi cianotipi sono anche abbinati a fotografie che rafforzano i deserti bramosi di acqua. Monteiro contrappone i cianotipi e le fotografie con i suoi caldi dipinti di griglie e strutture che suggeriscono un contenimento, non solo di colore ma anche dello spettro di fluidi che avvolgono il vuoto. La pratica di Monteiro esamina le idee di trasformazione attraverso l’entropia visiva della struttura, documentando il proprio ambiente e il desiderio di contenere.
Friedrich Wilhelm Nietzsche ha criticato il concetto buddista di Anicca, postulandolo in opposizione alla sua idea di “volontà di potere”, dove ha equiparato l’idea dell’impermanenza al nichilismo. Le opere di Gottardo e Monteiro sfidano le sue accuse alla pratica ascetica del buddismo (e del cristianesimo) come la “volontà al nulla”, attraverso la loro esplorazione affermativa del materiale e dell’ambiente in continua evoluzione. Le loro opere parlano della transizione di vite vissute impermanenti all’interno della diaspora brasiliana. In definitiva questa mostra abbraccia la realtà dell’impermanenza del nostro mondo con un obiettivo di accettazione dell’instabile e dell’ignoto. (Steven Y. Wong, USA )
Steven Y. Wong è nato a Los Angeles, dove attualmente è curatore della Municipal Art Gallery di Los Angeles. In precedenza è stato direttore esecutivo ad interim e curatore senior presso il Chinese American Museum, dove ha sviluppato e realizzato mostre di arte contemporanea e storia. Steven ha tenuto conferenze presso l’UC Santa Barbara ed è stato professore a contratto presso il Ventura College e il Pasadena City College in Dipartimenti di studi americani di storia, storia e arte americana asiatica. Steven ha conseguito un Master in Asian American Studies presso l’Università della California, Los Angeles e un Master in Belle Arti presso l’Università della California, Santa Barbara.
Marcela Gottardo
Marcela Gottardo
Marcela Gottardo
Marcela Gottardo
Marcela Gottardo
Marcela Gottardo
Marcela Gottardo
Marcela Gottardo
Marcela Gottardo è nata in Brasile. Vive e lavora a Pistoia, in Italia. L’opera d’arte di Marcela utilizza materiali e processi per indagare sulla natura dell’essere e del divenire. Ha conseguito un Master in Belle Arti nel 2014 e una laurea in Pittura nel 2012, presso l’ Otis College of Art and Design, Los Angeles, California, USA.
Flavia Monteiro è nata a Rio de Janeiro, in Brasile. Vive e lavora nel deserto della Coachella Valley in California (USA). Esplora le percezioni alterate rielaborando continuamente le sue opere fino a quando i preconcetti e le aspettative non vengono infranti, e una trasformazione è completata. Flavia ha esposto le sue opere in California alla Los Angeles Municipal Art Gallery, al Palm Springs Art Museum, al Vincent Price Museum, alla Bolsky Gallery, all’aeroporto internazionale di Los Angeles, e ha creato opere d’arte pubbliche per le città di Malibu e Glendale. Le sue opere sono state esposte in gallerie a Rio de Janeiro e presso l’Ibero-American Art Salon presso il Mexican Cultural Institute (Washington, DC). Flavia ha conseguito un MFA presso l’Otis College of Art and Design nel 2013 e una laurea in Educazione artistica e Comunicazione sociale. Ha completato gli studi post-laurea in Art Therapy. Prima di trasferirsi negli Stati Uniti nel 2003, ha lavorato come educatrice d’arte e ha sviluppato programmi di educazione artistica presso il Colégio Pedro II, la scuola modello federale brasiliana a Rio.
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