Categoria: progetti passati
ARP Project 2014 – Paolo Baraldi, Not a Line
Not a Line (a shadow line)
è il progetto di Paolo Baraldi selezionato per ARP – Art Residency Project a Cape Town, Sudafrica, dal 1 settembre al 15 ottobre 2014
Si rinnova per il secondo anno il progetto di residenza artistica tra Italia e Sudafrica realizzato dal Centro Luigi Di Sarro di Roma e la SMAC Art Gallery di Cape Town. Il progetto ARP ha il patrocinio del Consolato Italiano a Cape Town e dell’Ambasciata del Sudafrica in Italia.
Dopo l’esperienza di Paolo Bini a Cape Town nel 2013 e di Jake Aikman a Roma nel 2014, nel prossimo mese di settembre sarà PAOLO BARALDI a vivere e lavorare a Cape Town per 30 giorni al termine dei quali una mostra presenterà l’intero progetto realizzato. Il progetto Not A Line (a shadow line) nasce come un intervento artistico urbano sulla mappa della rete dei nuovi bus cittadini MY CITY che hanno rivoluzionato la mobilità di Cape Town. Not a line, perchè la mappa del trasporto è tutt’altro che lineare, e lo spostamento delle persone è anche uno scambio umano. Gli autobus My City attraversano sia i luoghi turistici, che le periferie della città. Ogni fermata del bus rappresenterà per l’artista una scoperta e un incontro, con luoghi, persone, situazioni, immagini, riprodotti in forma d’ombra. In questo senso il progetto artistico si trasformerà anche in una indagine sociale, una ricerca di etnografia urbana.
Paolo Baraldi ha descritto così il progetto per Cape Town:
“Disegnare, fotografare e incidere, sono passaggi di un processo di memorizzazione: i volti, le esistenze, le luci e le ombre delle persone che incrocerò in questa mia esperienza verranno immagazzinate e riprodotte in memoria.
Questo lavoro si inserisce nel solco dei lavori da me realizzati nel tempo in spazi pubblici, per esempio a Bilbao (Spagna), Tampere (Finlandia), Roma o Bergamo (Italia). Il tema dell’uguaglianza, così come la volontà di cambiare aspetto allo spazio pubblico in favore di una riflessione visiva e culturale stimolata e provocata dall’agire artistico, sono motivi ricorrenti del mio lavoro. Le modalità operative si declinano di volta in volta a seconda del contesto.”
Il progetto si svolge durante le iniziative promosse dalla città di Cape Town in qualità di World Design Capital per il 2014 e nelle sue linee teoriche si avvicina molto ai temi scelti: intervento artistico ed intervento urbano sono nei fatti due modalità affini di una nuova pianificazione sociale. E’ già da alcuni anni che nel mondo dell’arte si è fatta strada una forte spinta critica nei confronti del mercato che soffoca e dirige la creatività a fini esclusivamente commerciali, per ritrovare una visione dell’arte più attenta alla realtà che circonda l’atto creativo, che sempre più quindi tende a svilupparsi in spazi aperti e a ricercare il contatto con il suo pubblico/interlocutore.
Paolo Baraldi lavorerà anche alla fermata del My City bus nei pressi della Ruth Prowse School of Art di Woodstock dando vita ad un workshop live con gli studenti di fotografia e grafica della scuola di specializzazione.
ARP 2014 – Jake Aikman art residency in Trevignano, Roma
JAKE AIKMAN “CONFINI VELATI”
5 – 20 giugno 2014
Jake Aikman, classe 1978, vive e lavora a Cape Town, Sudafrica. Ha studiato arte diplomandosi alla Michaelis Fine Art School, dove ha poi conseguito la specializzazione e dove ora insegna Pittura.
Arriva a Roma, grazie al progetto ARP – Art Residency Project avviato in Sudafrica dal Centro Luigi Di Sarro in collaborazione con la Smac Gallery di Cape Town, con il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica del Sudafrica in Italia e del Consolato d’Italia a Città del Capo, per la sua prima mostra personale. Con questa esposizione conclude il mese di residenza che si è svolto a Trevignano, nella campagna della provincia di Roma, sul Lago di Bracciano. Aikman porta in Italia – dove ha già esposto durante la Biennale di Venezia con L’anima dell’acqua presso il Museo “Galleria G. Franchetti alla Ca’ d’Oro” – la sua ricerca sul colore. Aikman è un pittore classico e sperimentale insieme. I suoi quadri ad olio trasfigurano i paesaggi, impregnati del colore verde. Un verde atavico – spiega l’artista – la cui caratteristica di primordialità permette di andare a fondo superando qualsiasi confine, sia fisico che mentale o culturale.
“Il velo che si dispiega dà una strana sensazione dell’immagine (Natura) disegnata, sottraendo quella serie di codici che da sempre sono stati incorporati nella nostra cultura per far sì che nella nostra comprensione il naturale ciclo della vita e dell’esistenza di Dio fosse vera e reale. L’ironia è che questo è ciò che ha trasmesso la pittura da cavalletto, in una cultura nella quale la natura è stata reificata, mentre noi siamo saturati con ogni tipo di immagini patinate della ‘natura’ come qualcosa di salutare e intera (e in ultima analisi artificiale) o immagini clamorosamente catastrofiche (documentari) del nostro sfruttamento distruttivo dell’equilibrio ecologico della Terra. Acutamente il suo dipingere sottolinea il divario fra questi due atteggiamenti contraddittori di rappresentazione, lasciando un inquietante senso di sospensione del significato recondito o celato dal velo della vernice”. (Julia Teale – extract from “A quiet limit”, 2013)
“In tempi di riscoperta della classicità da parte di giovani artisti che tornano ad investigare l’immagine della realtà attraverso la riproduzione di ciò che li circonda, la modernità della riflessione di Aikman sulla pittura sta non soltanto nell’idea di una Natura indifferente e autonoma – quasi richiamasse la visione de “La Ginestra” di Leopardi, il filosofo della poesia romantica per eccellenza – ma nella puntigliosa ricerca tecnica di quel colore e di quel tratto di pennello – l’uso della pittura ad olio ne è una ulteriore conferma – che dimostra quanto sfuggevole sia l’immagine della realtà che cerchiamo di catturare per sopravvivere. Che si guardi l’acqua del mare, o piuttosto quella del lago – come nel caso della residenza svolta a Trevignano, sulle rive del Lago di Bracciano, in provincia di Roma durante la quale sono state realizzate una serie delle opere in mostra – la profondità della ricerca di Aikman ci restituisce sempre la medesima domanda: può l’immagine artistica cogliere appieno il significato della realtà? quanto di questa immagine è ‘vera’ e quanto è proiezione delle nostre aspettative o delle nostre paure?” (Alessandra Atti Di Sarro)
ARP 2013 – Dinanzi all’Oceano – Paolo Bini a Cape Town
Paolo Bini – Dinanzi all’Oceano / Brink of the Ocean
Dinanzi All’Oceano / Brink of the Ocean il nuovo progetto artistico di Paolo Bini, è il risultato della residenza a Cape Town per la quale è stato selezionato dal Centro Luigi Di Sarro. Il progetto di scambio di residenza tra Roma e Cape town è nato dalla collaborazione fra Centro Luigi Di Sarro e Smac Art Gallery sotto il patrocinio del Consolato italiano di Cape Town, con l’intento di dare la possibilità a giovani artisti di realizzare un’esperienza professionale ed umana. Nello spazio espositivo della Provenance Auction House in Vrede Street, Bini presenta la sua prima personale sudafricana che si inserisce anche nel cartellone delle iniziative della 13 Settimana della lingua italiana nel mondo, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana.
Dinanzi All’Oceano / Brink of the Ocean prosegue la sperimentazione di Paolo Bini con la linea ed il colore, ma assorbendo il fascino della geografia unica del paesaggio sudafricano che in questo gruppo di lavori penetra fin dentro l’atto creativo.
Artista profondamente ispirato dalle forme geografiche del territorio così come dai colori e dall’astrazione del paesaggio, Paolo Bini ha riconosciuto come il periodo di residenza abbia avuto “un importante impatto sulla direzione e sulla realizzazione della (sua) pittura”, sottolineando che egli stesso ha potuto notare una trasformazione in ciò che ha prodotto nello studio di Jamieson Street a Cape Town.
In risposta agli stimoli di questo nuovo ambiente, Bini ha cercato di travalicare la sua personale tavolozza di colori e punti di riferimento, partendo dalla convinzione che i colori riflettono direttamente le emozioni, ed ha realizzato nuovi lavori che ha definito “cromatismi emozionali”, citando l’influenza del neo-espressionismo.
Gli effetti e il significato dell’interpretazione dell’ambiente attraverso la sintesi de “la linea” è parte della visione dell’artista che, colpito dall’unicità del paesaggio sudafricano, dalla dolcezza delle valli del vino a Stellenbosch fino alla ruvida asprezza del terreno e delle rocce di Cape Point, ne ha assorbito gli stimoli per poi restituirne una propria trasfigurazione, fluida e trascendente, attraverso la pittura.
Importanti nella sperimentazione di Bini sono anche i materiali utilizzati. Pittura monocromatica e fluorescente applicata su differenti superfici, dalle tele a lunghe strisce di carta su supporti di legno o direttamente a parete. Quando il nastro si copre di pittura acrilica, la carta acquista una nuova dimensione, mettendo in evidenza una “trasformazione” del materiale stesso. L’artista sente che l’utilizzo della carta gli dona una maggiore libertà, quasi fosse un mezzo “poetico, strutturato eppure soffice, capace di accogliere con passione il colore”, che gli ha permesso di creare composizioni astratte che riproducono, nella vivacità cromatica delle linee, paesaggi e immagini che ha incontrato in Sudafrica.
ARP 2011 – Somewhere on the Other Side. Marilena Vita
thePhotographer’sGalleryZA – Cape Town
5 – 31 October 2011
Il Centro Luigi Di Sarro torna a Cape Town con la personale di Marilena Vita. La mostra fotografica Somewhere on the other side è parte del progetto di scambio che prosegue con la partneship della Erdmann Contemporary, fra Roma e Cape town. Il progetto ha il patrocinio della Società Dante Alighieri, Comitato di Cape Town e del Consolato Italiano. E’ parte del programma della Settimana della Cultura italiana in Sudafrica.
ARP 2010 – Future Memories – Manfred Zylla a Roma
19 ottobre – 18 novembre 2010
Manfred Zylla è nato in Germania nel 1939, ed ha vissuto da bambino le devastazioni de le conseguenze della Seconda Guerra Mondiale. Risiede in Sudafrica dal 1970 dove è diventato famoso come artista fortemente critico del regime dell’Apartheid negli anni ’80 con una sequenza di disegni, stampe e pitture. Questi lavori sono largamente riconosciuti dalla critica come appartenenti alla corrente dell’arte resistente, un importante capitolo della storia dell’arte sudafricana.
L’ arte resistente ha prodotto fin verso il 1994, quando il Sudafrica ottenne le sue prime elezioni libere e democratiche. Zylla ha comunque continuato a lavorare con spirito critico, producendo opere sulla globalizzazione e la situazione sociale e politica del paese, e del mondo più in generale. Da questo punto di vista, ha prodotto lavori con temi fortemente ambientalisti, contro il capitalismo, il crimine organizzato, la droga, ma anche sulla questione dei profughi, della disabilità e dell’Africa intesa come “campo da gioco” per i ricchi del mondo intero. La pittura di Manfred Zylla è in continuo dialogo con questi argomenti, questioni che ci coinvolgono tutti – afferma la curatrice Heidi Erdmann – ed è proprio l’Arte secondo Zylla uno dei possibili strumenti del cambiamento.
ARP 2009 – The Family Safe – Erik Chevalier a Cape Town
in collaborazione con
Erdmann Contemporary/
thePhotographer’sGgalleryZA
“Sono stato sempre affascinato dagli album di famiglia, per ciò che essi dicono e in particolare per ciò che essi non dicono. Queste immagini sono state scattate in paesi che sono importanti per la mia storia personale, ma anche per il loro contenuto, ciò che si è perso è appunto ciò che, in quanto album di famiglia, non raccontano.
La mia famiglia, per quanto lontano io possa andare nella memoria, cominciò nella primavera del 1915 quando i miei due nonni si ritrovarono a combattere la stessa guerra su fronti opposti. Considero questo come dei momenti più bui della nostra storia, la prima volta che furono usati i gas velenosi in battaglia. Una cosa feroce, crudele e immorale. Eppure le generazioni successive misero su famiglia e cominciarono un nuovo album…” (Erik Chevalier)
ARP 2009 – The World Needs Us – Karlien de Villiers, Nomusa Makhubu, Collen Maswanganyi, Norman O’Flynn – A cura di Heidi Erdmann
The World Needs Us. Il mondo ha bisogno di noi è una mostra collettiva di artisti sudafricani. A cura di Heidi Erdmann. Quattro talenti sudafricani in residenza a Roma per mostrare il loro lavoro e incontrare gli studenti dell’Accademia di Belle Arti e conoscere la scena dell’arte contemporanea romana.
Karlien de Villiers, Nomusa Makhubu, Collen Maswanganyi, Norman O’Flynn sono quattro giovani artisti sudafricani emergenti, che vivono e lavorano tra Grahamstown, Cape Town e Johannesburg.
Noto per le sue ironiche pitture di grandi dimensioni e sculture, Norman O’Flynn ama interessarsi della condizione umana. Il linguaggio visuale che lo contraddistingue si rintraccia nelle tele riempite con gli eroi dei fumetti, i semi-dei e i pois tipici delle mucche.
Il lavoro di Nomusa Makhubu mette insieme le istanze di ciò che la circonda tra identità e storia. Usa infatti la sua stessa immagine nella maggior parte delle sue opere fotografiche.
Karlien de Villiers lavora esplorando le acque torbide del subconscio, ma non cerca spiegazioni né interpretazioni alle visioni create da sogni ed incubi.
I lavori di Collen Maswanganyi sono sculture in legno intagliate a mano e dipinte. Nei contenuti il suo lavoro rivela stereotipi ed idiosincrasie tipiche del Sudafrica.
Il Centro Luigi Di Sarro ospita gli artisti sudafricani nell’ambito di un progetto di scambio culturale con la Erdmann Contemporary, che avrà come seconda tappa una mostra di artisti italiani a Cape Town. La collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma e le Università sudafricane di Grahamstown e Stellenbosh ha permesso di programmare alcuni incontri didattici con docenti e studenti italiani di diverse discipline artistiche. Altrettanto si vuole organizzare con gli artisti italiani che saranno ospitati in Sudafrica. La Erdmann Contemporary ha una lunga storia di collaborazione con artisti italiani in Sud Africa: ha proposto mostre personali di Nicola Samori, Greta Frau, Laurina Paperina e Nicola Vinci. Per questa mostra romana ha selezionato le opere di Norman O’Flynn, Karlien de Villiers, Collen Maswanganyi e Nomusa Makhubu. Sono giovani, emergenti, ma già riconosciuti talenti. La loro arte commenta una varietà di temi tra cui l’identità, il potere, la corruzione, la storia, il colonialismo e le idiosincrasie stereotipate tipiche del Sud Africa.
Dice Erdmann: “Voglio mostrare le attuali tendenze dell’arte sudafricana. E voglio mostrare al contempo la varietà dei mezzi espressivi utilizzati, fotografia, scultura, pittura e installazioni artistiche. Spero così di offrire al pubblico romano una ricca percezione di quanto sia vitale l’attuale produzione artistica nel nostro paese. L’individualità di ciascuno di questi artisti è molto evidente nei loro lavori, ma nel complesso, presentati in una esposizione collettiva, il loro lavoro dà conto in maniera ampia della realtà sudafricana”.
Il titolo della mostra nasce dalla considerazione che il mondo ha bisogno dell’arte e in generale degli artisti.
Un’occasione dunque per confrontarsi con la giovane arte del più vivace paese dell’Africa, in cui i grandi successi ottenuti in termini di democrazia e multiculturalismo non nascondono alla sensibilità degli artisti le contraddizioni politiche e sociali ancora esistenti.
Il progetto nella sua interezza ha ottenuto il patrocinio dell’ambasciata sudafricana a Roma, l’Ambasciata italiana a Pretoria, il Consolato italiano a Città del Capo, la Provincia di Roma-ufficio per le politiche culturali e l’Accademia di Belle Arti di Roma. Sponsor: Alpitour World