IL VAA-VIDEO ART AWARD ITALY SOUTH AFRICA AL FESTIVAL CORTOLOVERE. 27 SETTEMBRE 2018 ore 20,30 Accademia Tadini Lovere

Il Centro Luigi Di Sarro torna a cortoLovere con i finalisti del premio VAA-Video Art Award. I 10 video finalisti e i vincitori del contest promosso da Centro Di Sarro, Istituto Italiano di Cultura di Pretoria e cortoLovere saranno proiettati al festival internazionale del cortometraggio sul Lago d’Iseo presso l’Accademia Tadini. All’evento parteciperà il giovane videomaker vincitore della sezione sudafricana Kamyar Binesh Tarigh che il Festival ospiterà per l’intera settimana a Lovere.

www.cortolovere.it

Un contest dedicato alla Video Arte, nato dall’esigenza di incentivare la produzione artistica nell’ambito dell’immagine in movimento per offrire una ribalta alla sperimentazione nel campo dell’audiovisivo e contemporaneamente sviluppare occasioni di scambio e confronto sul tema della sostenibilità ambientale, economica e socio-culturale. Il Video Art Award è stato lanciato in prima edizione fra Italia e Sudafrica nel 2018, e si rivolge ad artisti che non abbiano superato i 40 anni. 

Il concorso, promosso dal Centro di documentazione della ricerca artistica contemporanea Luigi Di Sarro, con il contributo di cortoLovere e Istituto Italiano di Cultura in Pretoria e la collaborazione di Rainbow Media NPO ha premiato le migliori opere video prodotte da artisti emergenti sul territorio dei paesi coinvolti. Fra le domande giunte al bando, nelle due sezioni Sudafrica e Italia, sono stati selezionati da una giuria di esperti 10 finalisti e tra questi designati i due vincitori ai quali il VAA ha riconosciuto un premio-viaggio per partecipare all’evento di premiazione a Cape Town (24 marzo 2018) e a Lovere (27 settembre 2018),

I Vincitori del VAA sono Luca Coclite, per l’Italia con l’opera Solitary Gardens e Kamyar Binesh Tarigh per il Sudafrica con l’opera Shelter. 

I Finalisti sono per l’Italia: Ilaria Biotti (8’20” – On Time Traveling),  Gilda Li Rosi (Migration), Caterina Pecchioli (Mani Nostre: Valeria), Michela Tobiolo (Entra in questa ferita); per il Sudafrica: Nonkululeko Chabalala (Nobody Wana See Us Togheter), Rory Emmet (Concerning Alchemy), Faith XLVII (Aqua Regalia), Thania Petersen (Salt).

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LUIGI DI SARRO. Il corpo vivo della pittura, a cura di Paola Ballesi. Dal 7 Giugno al 7 Settembre all’Istituto Italiano di Cultura in Colonia

Dopo essere passata per Stoccarda la mostra LUIGI DI SARRO.Il corpo vivo della pittura, curata da Paola Ballesi, inaugura il 7 giugno 2018 negli spazi dell’Istituto Italiano di Cultura a Colonia. L’esposizione prosegue il circuito di eventi che celebrano il 40ennale della scomparsa di Luigi Di Sarro.

“La creatività di Di Sarro investiga diversi ambiti artistici e scientifici, quali sono la pittura, la filosofia, la poesia, la matematica, la tecnologia, delle quali lo interessavano più gli aspetti della processualità rispetto a quelli legati alla rappresentatività. La sua modalità di approccio è piuttosto analitica. Constatiamo che tale diversità di interessi sia il risultato della sua grande curiosità e del desiderio di approfondimento dei temi di cui si occupava. Nel ciclo delle gouaches del 1964 ripete il motivo del quadrato, e nei quadri parzialmente realizzati con il procedimento del “dripping”, in cui spruzza la tela con il colore, mostra due diverse procedure, due principi opposti: la ripetitività e l’espressività. Nei suoi dipinti ad olio e acrilico invece sperimenta e gioca con la tridimensionalità sulla superficie. Oggi le sue opere offrono una ricchezza e un significato stratificato, che nel percorso del tempo non hanno perso nulla della loro potenzialità artistica”, scrive Maria Mazza, Direttore di IIC Colonia nell’introduzione al catalogo della mostra che contiene oltre ad una nota della curatrice anche un’ampia antologia critica.

Esposte 38 opere di pittura realizzate da Di Sarro tra gli anni 60 e 70 con varie tecniche dalla gouache all’acrilico che “declinano la fenomenologia del segno nato dal gesto del corpo” – come spiega Paola Ballesi – “Con la ‘grafia’ del corpo, intesa nelle sue varianti, che spaziano dalla presenza fisica del pittore sulla tela attraverso il segno unico e continuo, alla ‘figurazione’ del corpo sentita come mappa di energia, Di Sarro sottrae la creazione ad ogni stilizzazione formale. Da medico-artista o, forse avrebbe preferito, da artista-medico, fa sì che la lingua dell’arte diventi un corpo vivo che agisce e reagisce a contatto con stimoli ogni volta nuovi e ogni volta diversi.

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LUCA COCLITE e KAMYAR BINESHTARIG VINCONO IL VAA-VIDEO ART AWARD

La premiazione si è svolta in una caotica, affollata e allegra festa italiana dell’arte allo Tsoga Centre di Philippi, Cape Town.

L’evento, realizzato dal Centro Luigi Di Sarro con il contributo dell’Istituto Italiano di Cultura di Pretoria e la collaborazione di Rainbow Media NPO, ha offerto ai partecipanti l’occasione di scoprire la vibrante scena artistica della township in un susseguirsi di video proiezioni all’interno del centro comunitario di Samora Machel gestito dai giovani di Ubuntubethu.

Su quattro schermi  i corti finalisti del VAA, selezionati dalla giuria di esperti. Nel corso della festa è stato presentato il vincitore della sezione italiana, Luca Coclite che ha ottenuto il premio-viaggio per il Sudafrica ed è atterrato a Cape Town per partecipare alla premiazione. In mostra anche i finalisti della sezione sudafricana il cui vincitore Kamyar Bineshtarig otterrà il viaggio premio in Italia per partecipare in settembre al Festival Internazionale CortoLovere sul Lago d’Iseo, durante il quale saranno mostrati nuovamente i 10 video finalisti.

Luca Coclite, vincitore della categoria italiana, proviene da Gagliano del Capo, in provincia di Lecce. La sua opera, Solitary Gardens, è ispirata al lavoro di Elaine Summers, Fantastic Gardens (1964). Il video è diviso in tre parti diverse, attraverso il “giardino”, metafora della ricerca di felicità e perfezione, e che ci conduce attraverso una grande varietà di luoghi famosi nella città di New York che rappresentano un’individualistica e solitaria immagine della condizione umana. Il film è composto da “Human Botanical Garden”, “Un giorno tutto ciò che vedi sarà invisibile” e “Anti-Souvenir”, che ritraggono una realtà instabile che passa dal paradiso terrestre a illusione. Qui, la solitudine dell’Atrio del Giardino d’Inverno, l’artificialità del Prospect Park di Brooklyn, i diorami dei musei scientifici e, infine, il deterioramento degli oggetti dimenticati nella Dead Horse Bay ci portano, nella terminologia di Rilke, “dal mondo visibile” verso qualcosa di senza tempo, interiore e “invisibile”.

Kamyar Bineshtarigh, vincitore della categoria sudafricana, è uno studente della Ruth Prowse School of Art di Città del Capo. Il suo cortometraggio, Shelter è ispirato dall’osservazione dei senzatetto che usano cartelloni per dormire nelle strade di Città del Capo. “Trovavo ironico che i manifesti che raffiguravano le promesse del governo per una vita sostenibile per i poveri, fossero, in effetti, usati dai poveri per un sonno più confortevole sulle strade”, spiega Binestarigh. Chuma, l’attrice nel film, è una compagna di corso alla Ruth Prowse ed era un’artista senzatetto che ha iniziato a disegnare bruciando pezzi di legno per trasformarli in carboncino e disegnare ritratti di altri senzatetto attorno a lei. Chuma ha anche contribuito a sviluppare il concetto del corto in modo che fosse più vicino alla realtà di un senzatetto nelle strade di Città del Capo, e ha introdotto Bineshtarigh ad altri artisti senzatetto, compresi i trombettisti del film.

La proiezione di tutti i video finalisti si svolgerà nuovamente in Italia durante il festival CortoLovere (24-29 settembre 2018).

Sezione italiana:

8’20 “- On Time Travelling, di Ilaria Biotti

SOLITARY GARDENS, di Luca Coclite

MIGRATION, di Gilda Li Rosi

MANI NOSTRE/Talking Hands, di Caterina Pecchioli

ENTRA IN QUESTA FERITA ° il dolore da bruciare è la porta da spalancare, di Michela Tobiolo

Sezione sudafricana:

NOBODY WANA SEE US TOGETHER di Nonkululeko Chabalala

AQUA REGALIA di Faith XLVII

CONCERNING ALCHEMY di Rory Emmett

SALT di Thania Petersen

SHELTER, di Kamyar Bineshtarigh

VAA-VIDEO ART AWARD 10 FINALISTI IN MOSTRA DURANTE L’ITALIAN ART DAY E CORTOLOVERE

Concluse le selezioni del Concorso VAA-Video Art award lanciato dal Centro Luigi Di Sarro con l’Istituto Italiano di Cultura di Pretoria. La giuria ha scelto i 10 finalisti delle due sezioni Italia e Sudafrica. I video finalisti verranno mostrati il 24 Marzo durante l’Italian Art Day a Philippi, Cape Town e poi in Settembre al Festival internazionale CortoLovere.

   

 

FINITE/INFINITE Elena Giustozzi e Caterina Silva EVERARD READ/CIRCA Cape Town, Sudafrica 22 – 31 Marzo 2018

Opening 22 Marzo 2018 h.18,30

 

Con FINITE/INFINITE Elena Giustozzi e Caterina Silva mostrano il lavoro svolto durante la residenza ARP-Art Residency Project in Sudafrica. Una mostra che si offre come percorso a molti livelli, non la semplice nozione di viaggio, ma la volontà di osservare da e con differenti punti di vista.

Le passeggiate a piedi lente nella natura di Elena Giustozzi si rivelano nel confronto con lo sguardo dall’alto offerto dal Boomslang, la passerella sospesa dei Kirstenbosh Gardens, ma anche in un taccuino di suoni digitali raccolti al ritmo dei passi in vari angoli di Cape Town. Lavori realizzati in Italia, nelle Marche dove l’artista vive, si mescolano con le tele dipinte a Cape Town. Lavoro lento, meticoloso, meditativo, intimo e a tratti grandioso.

Le peripezie dell’anima di Caterina Silva, le sue continue interrogazioni sul senso del reale, e del linguaggio che vorrebbe esprimerlo, sono certamente nelle sue grandi tele, colorate e stropicciate, ma anche nel confronto con quanto l’anima porta appresso del proprio passato, lontano o vicino. E così nel confronto con gli studenti della Ruth Prose School of Art ha preso vita la performance ticticfshfshcoldcoldrainrain che prosegue una ricerca analoga appena svolta dall’artista in Norvegia.

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“NOT PROVISIONAL” ISABELLA NAZZARRI – VIVIANA VALLA bipersonale a cura di Ivan Quaroni in collaborazione con ABC-ARTE di Genova 8/2-2/3 2018

Opening 8 Febbraio 2018 ore 18,00

 

La doppia personale di Isabella Nazzarri (Livorno, 1987) e Viviana Valla (Voghera, 1986) è incentrata sul confronto diretto tra i diversi approcci metodologici e stilistici che le due artiste hanno utilizzato per costruire il proprio originale linguaggio pittorico.

Incentrata su un processo essenzialmente gestuale ed erratico, la pittura di Isabella Nazzarri si coagula in un campionario di forme sorprendenti, caratterizzate da segni dai colori vividi e brillanti che si stagliano su fondi monocromi nelle carte come nelle tele. La luce precipitata nei pigmenti diventa la materia anche delle sue sculture, fatte di resine colorate rinchiuse in ampolle di vetro (Monadi) oppure di poliuretano espanso modellato in modo da evocare le formazioni rocciose e i depositi calcarei presenti in natura.

Basata sulla stratigrafia di materiali cartacei è la ricerca di Viviana Valla, che attraverso il rimaneggiamento di post-it, ritagli di riviste, fogli prestampati, brandelli di carte argentate e molto altro costruisce una pittura intima e diaristica che paradossalmente assume l’aspetto di una composizione geometrica. Tema della sua indagine è il conflitto tra emotività e censura, che si esplica in un continuo bilanciamento tra il metodo accumulativo, di carattere intuitivo, e il rigido controllo esercitato sulle forme spesso ortogonali delle sue composizioni.

Tanto il metodo erratico di Isabella Nazzarri, fondato sulla fiducia e libertà gestuali e sulla levità cromatica e segnica, quanto quello critico e conflittuale di Viviana Valla, articolato in un dinamico contrasto tra emotività e razionalità, prefigurano l’assunzione di una responsabilità nei confronti del linguaggio pittorico, usato come filtro interpretativo per la costruzione di una Weltanschauung, di una visione del mondo.

Il titolo Not Provisional allude propriamente al carattere impegnato e “non provvisorio” degli approcci pittorici di Isabella Nazzarri e Viviana Valla. Le due artiste italiane, infatti, differentemente dai provisional painters che rifuggono dal sovraccarico di aspettative legate a un medium secolare come la pittura, accettano di elaborare grammatiche capaci di esprimere il carattere dubitativo, enigmatico e incerto che è all’origine della formazione delle arti visive.
La mostra Not Provisional presenta circa una trentina di opere – tra tele, carte e sculture – della recente produzione delle due artiste.

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CALENDARIO GUTENBERG 2018: giovani artisti italiani, a cura di Massimo Bignardi

Martedì 23 gennaio alle 18 sarà inaugurata la mostra delle opere selezionate per la pregevole opera editoriale giunta alla sua 15a edizione e dedicata quest’anno ad artisti italiani under 30.

Esposte le opere di Andrea Bressan (Cittadella, Padova), Flavia Bucci (Castel Frentono, Chieti), Emanuela Cruccu (San Gavino Monreale, Medio Campidano), Francesca Dondoglio (Torino), Flavia Carla Fanara (Formello, Roma), Roberta Favarato (Milano), Marco Goi (Sabbioneta, Mantova), Xhimi Hoti (Verona), Annatonia Luperto (Galatone, Lecce), Davide Pisapia (Napoli), Andrea Schifano (Castro, Lecce), Marco Tallone (Revello, Cuneo); dipinti, disegni, incisioni, fotografie che testimoniano di una nuovissima generazione dell’arte italiana.

Le opere in mostra sono quelle vincitrici del concorso bandito dalla Gutenberg Edizioni per la realizzazione del CALENDARIO 2018: un concorso al quale hanno partecipato 78 giovani artisti under 30, una significativa adesione che risponde al carattere di novità che, da quindici edizioni, segna il calendario d’arte. La commissione composta da Massimo Bignardi (docente di Storia dell’arte contemporanea, Università di Siena), Danilo Maestosi (giornalista e scrittore), Franco Marrocco (artista e direttore dell’Accademia di Belle Arti di Brera-Milano) e Giuseppe Rescigno (artista) ha selezionato le opere che oggi articolano il CALENDARIO GUTENBERG 2018.

La mostra resterà aperta fino al 3 febbraio (dal martedì al sabato ore 16.00 -19.00).

LA FOTOGRAFIA SPERIMENTALE DI LUIGI DI SARRO a cura di Carlotta Sylos Calò in mostra per le Passeggiate Fotografiche Romane promosse dal MIBACT. 

L’esposizione proseguirà fino al 30 gennaio 2018, ed apre ufficialmente il circuito nazionale e internazionale di promozione dell’opera di Luigi Di Sarro nel Quarantennale dalla scomparsa. E’ possibile prenotare telefonicamente o via email una visita guidata per gruppi alla mostra e all’Archivio Storico che conserva e diffonde l’opera di Luigi Di Sarro.

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Nel quarantennale della morte di Luigi Di Sarro, il Centro per la ricerca artistica contemporanea a lui intitolato ne celebra la memoria con una serie di mostre dedicate al suo lavoro, a cominciare da La fotografia sperimentale di Luigi Di Sarro, incentrata sulla produzione fotografica dell’artista dal 1968 al 1976 e arricchita da un approfondimento sul disegno e la scultura.

Fin dagli anni Sessanta Luigi Di Sarro lavora con tecniche e linguaggi diversi: il disegno, la pittura, la grafica, la scultura e la fotografia. Proprio quest’ultima diventa, a partire dalla fine del decennio, uno dei mezzi elettivi per sviluppare tematiche già fortemente legate al suo lavoro. Secondo un approccio aperto, già applicato ad altre tecniche, la fotografia diviene un modo per osservare la realtà, creare nuove forme e punti di vista, anche ‘giocando’ con il mezzo fotografico, sia nella fase di ripresa che in quella di sviluppo e stampa. Nella sua ricerca, infatti, l’artista non coinvolge solo l’immagine ma il suo processo costitutivo: allestisce dei set nel suo studio per effettuare riprese particolari, e spesso, dopo aver stampato nella camera oscura, interviene ancora, ritagliando le stampe, creando maquette e collage che poi rifotografa. Protagonista di molte delle immagini dell’’ampio corpus fotografico prodotto da Di Sarro tra il 1968 e il 1976 è lo stesso artista che spesso si mette in scena per misurare analiticamente il funzionamento di alcuni fenomeni quali il movimento, il segno, il colore e la luce.

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NEL LINK IL PROGRAMMA DETTAGLIATO DEI CINQUE PERCORSI:

Il 15, 16 e 17 dicembre 2017 Roma celebra la fotografia.

 

 

REALTA’ IMMAGINARIE – SKUBALISTO and JORDAN SWEKE – 30 novembre/14 dicembre 2017

 

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Da Cape Town a Roma grazie ad ARP-Art Residency Project, il programma bilaterale di residenze per giovani artisti tra Italia e Sudafrica, realizzato con il contributo del MAECI e con la collaborazione della Galleria Everard Read/CIRCA (Cape Town-Johannesburg-Londra) mette in mostra il lavoro di Jordan Sweke (1991) e Skumbuzo Vabaza, in arte Skubalisto (1987). Nel corso della residenza svolta a Roma i due artisti hanno osservato la città e le sue periferie. Genti e paesaggi in una realtà immaginaria: un viaggio che esplora con vari mezzi espressivi (pittura, grafica e video) la storia passata e il tempo presente della Caput Mundi. Le opere in mostra sono state prodotte durante le sei settimane di residenza.

Questa VI Edizione di ARP ha selezionato quattro giovani artisti: i due sudafricani, ospitati a Roma, e fra gli italiani Elena Giustozzi (1983) e Caterina Silva (1983) che partiranno il prossimo febbraio per partecipare alle attività del programma che il Centro Di Sarro realizza fra Roma e Cape Town, con la collaborazione anche di Ruth Prowse School of Art e Rainbow Media NPO.

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La narrazione di Skumbuzo è multiforme (arti visive, design, musica e moda), spesso incorpora la figurazione contemporanea, l’iconografia tradizionale e diversi linguaggi urbani che hanno come radice i “graffiti”. Il lavoro di Skumbuzo si propone di azzerare l’esperienza umana per scoprire e svelare i costrutti sociali creati dall’uomo che tendono a creare separazione. Il suo lavoro è un ponte che racconta i simboli del consumismo, dell’industrializzazione, della corruzione, della speranza, della famiglia, del dolore, della razza, della nazionalità e della religione. Il suo background di graffiti e l’influenza della street art si mostrano evidenti nell’uso astratto che fa dei colori e nella tecnica stilizzata della sua pittura.

Jordan invece si muove nell’ambito delle nozioni di paesaggio e ambiente naturale. Esplora astrattamente la Natura – una forza sublime e onnicomprensiva. Più specificamente, esplora la relazione che attualmente esiste tra umanità e natura e i modi in cui questa relazione potrebbe essere ricostituita. La sua produzione principale è da ricercarsi nei grandi dipinti a olio, ma in un contesto concettuale più affinato, l’obiettivo giunge anche attraverso la creazione di fotografie, sculture, lavori video, grafica e installazioni.

Entrambi questi giovani creativi vivono e lavorano a Cape Town e sono stati selezionati per svolgere insieme la residenza ARP 2017/2018 con il progetto REALTÀ IMMAGINARIE. In mostra una bi-personale e un lavoro comune risultante dalla conversazione tra i due artisti. Al Centro Luigi Di Sarro, i ritratti di Skumbuzo (in vari mixed media) e i paesaggi di Jordan (disegni monocromatici, dipinti su tela e video) sono installati vicini in modo da sottolineare la volontà di dialogo.

Il rapporto tra le persone e i loro ambienti è uno dei temi principali della mostra. REALTÀ IMMAGINARIE intende affrontare le nozioni di “realtà” di ogni persona – come vedono il mondo e, al contrario, ciò che passa inosservato attorno a tutti noi. Skumbuzo e Jordan in un continuo dialogo, fra loro e con la città, illustrano e immaginano ciò che sta accadendo alle persone, confrontandosi così con coraggio con temi di grande attualità: “emarginazione e povertà in cui vivono molti invisibili abitanti di Roma”. Si tratta di approfondire la relazione che si crea fra uno straniero e il paesaggio della Capitale e permette di affrontare un tema scomodo come quello dell’ “l’impatto sociale degli immigrati con le realtà che si celano dietro l’immagine idealizzata di ciò che le persone vedono e vivono”.

I due artisti si sono formati all’interno delle strutture creative che pulsano intorno a loro a Città del Capo, ed entrambi hanno un forte interesse per le periferie urbane, i luoghi della “classe operaia”. L’esperienza ARP a Roma è servita loro per aprire una conversazione sulle genti di Roma, i loro “paesaggi” e la città stessa. Anche se entrambi gli artisti riconoscono che si tratta di una analisi sociale dal punto di vista di un estraneo, la loro analisi li ha portati a individuare “punti di somiglianze sociali e culturali tra Roma e Città del Capo, le medesime istanze sulle quali stavano indagando a Città del Capo”. Riflessione che si concretizzerà nella realizzazione di alcune opere di arte pubblica nella periferia romana dove Skumbuzo e Jordan, si propongono di reimmaginare la realtà.

Oltre a dire la loro sui temi sociali, gli artisti hanno voluto anche esprimersi sulla questione della dicotomia natura e urbanizzazione: il tipo di relazione che le persone a Roma hanno con i loro ambienti naturali e la Natura stessa. Gli artisti hanno osservato che “ci sono resti di artefatti umani nella natura”, che “la natura sopravvive in spazi fortemente costruiti, come se ci fosse un conflitto tra natura e città, e tra persone e natura”. Così gli artisti concludono: “Roma è come una madre dal seno grande che nutre l’intera Italia. Tutta l’Italia è a Roma, non solo Romani. Si può quasi sentire Roma che lotta sotto la pressione”. REALTA’ IMMAGINARIE, indaga anche su tutto questo mettendo in mostra qual è il mondo riesaminato e immaginato dal discorso sinergico di Skumbuzo e Jordan.

Emma Vandermerwe – Senior Curator Everard Read/CIRCA Cape Town

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