Angelo Savarese, 26 febbraio – 20 marzo 2010
L’arte nella vita di Angelo Savarese è stata da sempre una pulsione prioritaria,direi una lotta nella sua vita tra quello che gli suggeriva di fare la logica di un lavoro tranquillo e la follia d’artista che pervade tutti quelli che nascono con questo “tocco di Dio” Sì lo ripeto “tocco divino” quello degli artisti, non solo Arte pittorica, musica, teatro, fotografia, che lui ama, sono arte. L’arte in Angelo Savarese cerca di emergere sin dalla giovane età, fanciullo cominciò a dipingere ispirandosi ai grandi artisti, questo gli è servito a “farsi la mano” come a volte si dice, come un andare a “bottega”. Ci incuriosisce conoscere questo artista, cominciamo con il ricordare che Savarese è nato a Napoli e si trasferisce a Roma in fasce, ma sembra avere ereditato dalla sua città natale il profumo di tutto quello che la rende una città tra le più conosciute al mondo. Magiche ragioni rendono unica Napoli, sembra a volte che sia il suo folclore che la imprime nell’anima, ma è la carica di arte che esiste “involontaria” in questa città che la fa unica, l’arte in questa città si trova ovunque: l’accento, i colori, la magnifica arte teatrale che ci ha dato tra i più grandi il celebre EDUARDO, si solo Eduardo … tutti conoscono quello che, con la sua carica umana fusa all’esperienza di nobile artista teatrale, è stato il più grande interprete Pirandelliano. Perché mi distanzio dalla Roma di Savarese? La Roma in cui ha vissuto? Perché solo la genetica del nostro passato ci proietterà nel nostro futuro. La storia, anche la nostra storia, può essere continuata, migliorata, cambiata, ma bisogna conoscere l’imprinting. La Caput Mundi, da noi tutti amata dove l’arte è a ogni angolo ha certo infuso in Angelo Savarese quello che sta maturando nella sua arte, ma non dimentichiamo che la vita lo aveva forzato a scelte di studio differenti, ma lui ha il suo imprinting! Sì il suo imprinting lo porta a lottare, trasformare quello che, se fosse stato un vinto, non avrebbe neanche pensato di fare! Cosa fa Savarese? Mette a frutto tutte le sue emozioni , tutto ciò che incontra nel suo lavoro, perché la sua anima d’artista non può fare diversamente. La sua esperienza di lavoro in Africa modifica la sua espressione artistica. Si libera dagli schemi geometrici, l’Africa con i suoi suoni, i suoi silenzi, i suoi bisogni, la sua dignità, maturano l’uomo Savarese, ma anche l’artista. Maturando nelle sue opere si scorge uno sguardo surrealista: “un occhio che ci guarda” che ti guarda: impaurito, inorridito, “ti guarda…” La sua pittura matura ancora e come volendo esprimere tutto il suo sentimento scrive sulle tele frasi di Pedro Salinas, scrittore spagnolo caro al suo cuore… una lunga storia racconta il bisogno di scrivere sulla propria opera … una storia antica e moderna, viene da dentro in ogni caso, sempre. Savarese sta camminando, cercando dove la sua maturazione lo porterà… lo scoprirà da solo e quando lo scoprirà… vorrà scoprire ancora, continuare il suo viaggio dell’anima. Penso esploderà in un’espressione per colori e musica, pensieri e profumi … tutto sarà sulle sue tele dove la “non figurazione” sarà la sua maturità artistica, il volo della sua arte sarà al di sopra di genere, tipi e movimenti artistici! Il movimento deve essere solo quello che sentono dentro tutti quelli che vedono le sue opere e sente lui prima di loro.
Joselita Giuffrida