COSE (quasi) MAI VISTE IV, 16 maggio – 7 giugno 2006
Idee, processi e progetti della ricerca artistica italiana degli anni Sessanta e Settanta
a cura di Mario de Candia e Patrizia Ferri
Dopo due decenni volti a promuovere le ultime generazioni, il Centro Studi Luigi Di Sarro sposta la sua attività in una nuova sede, più ampia e funzionale al suo nuovo indirizzo propositivo ed operativo. Da questa stagione, con più manifestazioni, l’attenzione del Centro Studi si concentrerà sugli anni Sessanta e Settanta, assecondando così una necessità sentita da più parti di rileggere e cercare di mettere in luce l’estrema complessità e ricchezza di un periodo che si direbbe già storicizzato e classificato una volta per tutte. Una situazione per nulla assimilabile ad un blocco compatto, bensì connotata da una morfologia molto fluida; determinata da molteplici atteggiamenti e modalità espressive; caratterizzata da dinamiche anche in aperta contraddizione, come dimostrano le ricerche artistiche di quegli anni, che hanno portato a delle radicali svolte linguistiche e procedurali le cui ragioni di fondo sono materia tuttora viva e presente – seppure con differenti tensioni- nelle indagini contemporanee. Gli artisti, in quest’ampio arco di tempo, pur nelle estreme diversità procedurali e linguistiche, erano uniti o concordi nell’esigenza molto sentita di superare la tradizionale nozione di “opera d’arte” e attenti al costante rimando tra arte e vita all’interno di un contesto, sia sociale sia politico, con il quale costantemente dialogavano. Esperienze che non soltanto hanno rinnovato ed innovato la scena italiana – e non solo -, ma hanno soprattutto creato delle ottimali condizioni per il futuro, raccolte oggi in pieno, più o meno consapevolmente, dalle nuove generazioni, soprattutto in quella direzione di disciplina e di libertà espressiva aperta allo “sconfinamento”. La nuova attività del Centro Studi Luigi Di Sarro si dipanerà in una rassegna, su progetto e cura di Patrizia Ferri e Mario de Candia, che comprende una serie di appuntamenti espositivi su personalità di punta e di spicco del periodo considerato, sulle problematiche ampie o particolari di quegli anni, sulla realtà di un’avanguardia vitale e soprattutto per visualizzarne aspetti inediti o rimossi nella lettura storica. Al suo quarto appuntamento “Cose (quasi) mai viste” propone un inedito contrappunto fra altri tre artisti emblematici, autentici protagonisti e fautori di altrettanti approcci all’arte di marca fortemente individuale: Franco Angeli, Gianfranco Baruchello, Vettor Pisani. Autori che sono testimoni esemplari della complessità dei campi operativi, concettuali e processuali, nonché linguistico-formali del periodo in questione da un punto di vista soprattutto sperimentale che vedono la ricerca italiana calata in un contesto internazionale di cui detta spesso anche le linee guida. Dalla geniale sregolatezza di Franco Angeli, della cui ricerca la mostra svela aspetti ”altri”, dichiarati dall’uso dell’obbiettivo fotografico, rispetto a quella sua pittura ironicamente attestata sulla riflessione degli emblemi ideologici della seconda metà del Novecento, nonché dell’avanguardia di massa di quegli anni con uno sguardo privilegiato sulla realtà romana; a Gianfranco Baruchello, poliedrico e imprevedibile autore che collateralmente alla pittura e alla produzione di libri, anticipa tutto un filone performativo e oggettuale di ricerca che sconfina nei media cinematografici, televisivi e video con una metodologia assolutamente personale concentrata su una serie di temi emblematici; a Vettor Pisani “artista, architetto e drammaturgo”come ama definirsi, una personalità complessa affascinata dall’invisibile e dall’esoterismo, passione condivisa con uno dei suoi più stretti compagni di strada, Gino De Dominicis, nonché da un concetto di “teatro” dove in una sorta di eterno ritorno e con una vis acutamente critica mescola elementi simbolici e del quotidiano, entrambi continuatori e revisori costanti di quella linea estetica duchampiana elaborata alla luce dei suoi aspetti più problematici e enigmaticamente poetici.
Al termine del ciclo di mostre è previsto un volume che raccoglierà saggi, contributi, testi critici, materiali autografi e documentari perlopiù inediti relativi ai vari autori sui quali si articola la manifestazione e al vitale contesto che caratterizza quegli anni.