Il Centro Luigi Di Sarro presenta il progetto “POZI” degli studenti del Corso di Architettura e Design dell’Università di Cape Town (UCT), che arriva a Roma grazie alla collaborazione con l’Ambasciata del Sudafrica.
In mostra le visionarie opere degli artisti che hanno partecipato al progetto, ideato e condotto dall’artista sudafricano Giggs Kgole.
Il progetto, accompagnato da Kgole in persona, dimostra non solo l’abilità di questi architetti in erba, ma stimola per di più la loro capacità di impegnarsi in contesti globali ed espressioni artistiche.
La collaborazione con Giggs Kgole, attivo su piano internazionale, “simboleggia il ponte tra talento locale e opportunità globali”, come scrive la professoressa Buhle Mathole “gli studenti hanno esplorato e interpretato l’essenza del mondo artistico di Kgole, elaborando ambienti che sono più che semplici spazi di lavoro: sono riflessioni di sinergia creativa e dialoghi culturali.”
Anna Maria Antoinette D’Addario Deep in Their Roots, All Flowers Keep the Light, a cura di Simone Azzoni e Francesca Marra.
Giordana Citti/Annalaura Tamburrini Anima Naturae, a cura diMarco Rapaccini.
Vernissage: sabato 4 maggio 2024 ore 18.30
L’uomo e l’ambiente sono parte di un ecosistema in cui convivono fragilità, temporalità e persistenza, lentezza, sedimentazione. I due progetti che il Centro Luigi Di Sarro espone tracciano la linea di questo dialogo sulla memoria effimera del rapporto uomo-natura.
Deep in Their Roots, All Flowers Keep the Light di Anna Maria Antoinette D’Addario, artista italo-australiana, con le sue grandi fotografie rilegge il paesaggio a partire dalla perdita, dall’assenza di chi lo ha abitato.
Cosa resta del paesaggio quando non ci sono più le persone che lo hanno amato, vissuto, abitato? Impotenza e assenza non metabolizzano il luogo in veduta, lo spazio in landscape. La rappresentazione che tenta di ricucire il trauma della perdita, non può essere uno strato di memoria che si sovrapponga ad altri, uno strappo nel tessuto visivo da ricucire con una pezza del presente. “I miei spazi sono fragili: il tempo li consumerà, li distruggerà: niente somiglierà più a quel che era” scriveva Georges Perec. Se la memoria può cancellare, il trauma può invece sostenere lo sguardo sulle tracce di ciò che era. I ricordi reinventano, narrano, tradiscono, il trauma invece fissa. La “rottura” squarcia il velo del paesaggio, non lo rattoppa. Lo strappo violento della perdita non può che lacerare la rappresentazione – anche del paesaggio consueto – e aprire il varco della meraviglia.
Anima Naturae di Giordana Citti/Annalaura Tamburrini, la cui collaborazione nasce nel contesto Officine Fotografiche a Roma, è un lavoro che “mira a delineare il contrasto tra l’anima effimera dell’uomo e l’anima eterna della natura”. Una “riflessione visiva, in cui si invita a contemplare la dualità di fragilità e forza, transitorietà e persistenza, generando una consapevolezza profonda sulle complesse relazioni tra l’uomo e il resto del vivente”. Ogni dittico combina un ritratto lapideo consumato dall’azione del tempo, delle muffe e dal costante logorio degli agenti atmosferici, con un’incontaminata fotografia naturalistica. Anima Naturae emerge come un ponte concettuale che è terreno di contaminazione tra la finitezza umana e l’infinita vitalità della natura, mostrando come, nonostante gli sforzi egoistici, l’uomo inevitabilmente soccomba alla potenza inarrestabile dell’altra, suggerendo una riflessione sulla sostenibilità delle nostre interazioni con il pianeta.
La mostra è organizzata dal Centro Luigi Di Sarro con Grenze – Arsenali Fotografici (Verona) e Officine Fotografiche (Roma).
Anna Maria Antoinette D’Addario è una fotografa italo-australiana artista, scrittrice e book maker. Il suo lavoro si concentra sulla resurrezione della memoria e le nostre emozioni che ci connettono ai luoghi. Ha pubblicato due artist’s books: Farewell Angelina (2018) e il photobook Deep in Their Roots, All Flowers Keep the Light (ceiba Editions 2019). Ha conseguito una specializzazione nelle belle arti, MFA presso il Sydney College of the Arts, e al momento è impegnata in un dottorato, PhD alla Monash University di Melbourne.
Giordana Citti (Roma, 1993) si occupa di camera oscura dal 2012, formandosi con la docente Samantha Marenzi. Dopo una laurea in “Storia e conservazione del patrimonio artistico e archeologico”, decide di dedicarsi a tempo pieno alla fotografia dapprima come e con stage professionale nel laboratorio romano Digid’a Art Prints di Davide Di Gianni. Attualmente è docente dei corsi di camera oscura di Officine Fotografiche, frequenta la facoltà di “Conservazione e restauro dei beni culturali”, relativa al restauro del materiale librario e fotografico, presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e lavora nell’archivio fotografico della Cineteca Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Nel 2021 è tra i dieci artisti selezionati per prendere parte alla photography masterclass Contatto dell’Istituto Luce Cinecittà e TWM Factory. Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive negli ultimi anni.
Annalaura Tamburrini (Fasano, 1994) si forma come fotografa presso Officine Fotografiche nel periodo 2015/2019, concentrandosi sull’approfondimento delle pratiche di camera oscura, stampa in bianco e nero e tecniche antiche di stampa sotto la guida di Samantha Marenzi. Durante questo percorso ha l’opportunità di mostrare e curare vari progetti fotografici nell’ambito della scena indipendente locale e di esporre in varie personali e collettive. Nell’agosto 2019 cura la mostra collettiva internazionale GeneraHumana presso la Torre Civica di Cisternino. Dal 2020, trasferitasi a Torino, collabora con l’associazione culturale Mostro Collettivo. Dal 2023 è rappresentata dalla galleria Raw Messina di Roma e collabora attivamente con Gabriele Stabile.
Con il tema HIC ET NUNC (qui e ora) e la formula pack and go, questa nona edizione di ARP-Art Residency Project continua l’indagine sul concetto di contemporaneo mettendo alla prova giovani talenti relativamente alla maneggevolezza dell’opera, alla messa in discussione delle pratiche e dei metodi e alla ricerca di una soluzione di allestimento che si adatti ad ogni diversa circostanza. Il pack and go ha previsto per la 9 Edizione di ARP tre tappe: Roma, Bienno in Val Camonica e Tirana in Albania. Gli eventi espositivi sono stati realizzati tenendo conto delle peculiarità degli ambienti, la cui articolazione spaziale ha consentito di mettere in luce i progetti e le istanze delle cinque protagoniste, che presentano punti di osservazione del contemporaneo distinti, ma non distanti tra loro. Preceduto da momenti di corposo confronto con esperti del settore su temi fondamentali, quali il ruolo dell’arte e quello dei suoi innumerevoli attori, la prima tappa espositiva al Centro Di Sarro a Roma è stata organizzata in sezioni tematiche, in base a linguaggio, materiali e poetiche. Così Azzurra Pizzi (Italia) vincitrice quest’anno della selezione per curatori, introduce la sua presentazione degli eventi. E nel suo testo di presentazione ci conduce a scoprire le 5 artiste vincitrici e i loro lavori.
Mostrando la sua sfera intima, Samela Balazi (Albania) fa conoscere la sua prassi disegnativa e il ricorso al pigmento naturale, ideale per trasferire immediata autenticità alla tela grezza. Facendo propria la pratica diffusa della costruzione dei muretti a secco, Beatrice Caruso (Italia) presenta i suoi assemblaggi costituita da irregolari cunei di legno e collages per affrontare l’argomento sfidante del riposizionamento altrove. Convinta che l’arte sia strumento per rispondere a domande relative alla nostra crescita personale, Anna Martynenko (Ucraina-Germania) con il suo mazzo di carte illustrate innesca un meccanismo di indagine volta a scandagliare la nostra personalità tra statiche e consolidate posizioni e nuove aperture di accettazione del lato più rifiutato di noi stessi. Discepola del rituale del camminare Cheriese Dilrajh (Sudafrica) presenta montaggi fotografici, il cui aspetto composito rivela visioni simultanee elaborate vivendo sinesteticamente il melting pot offerto dal mercato di Fordsburg a Johannesburg, luogo dal passato difficile oggi carico di vivaci realtà. Sconfinando nel campo della performance e utilizzando il mezzo sonoro, Miriro Mwandiambira (Zimbabwe) intende portare l’attenzione sul ruolo della donna-artista libera dalle convenzioni e capace di lottare per un riscatto sociale. (dal testo di Azzurra Pizzi nel catalogo di ARP9Ed)
Opere che danno spazio ad una visione del mondo che ricostruisce l’antico potente nesso tra il microcosmo e il macrocosmo, tra l’uomo e la natura, l’arte e la scienza. La mostra Metamorphosis di Paola Tassetti, a cura di Loretta Fabrizi, offre un percorso artistico che nasce da una innata fascinazione e un approfondito studio sul tema della metamorfosi, quel mutamento della realtà dato dall’inesorabile trascorrere del tempo che è stato anche uno dei motivi letterari, artistici e filosofici più intriganti e indagati in ogni epoca storica. Nella sua ricerca di una nuova realtà in movimento, appare indispensabile all’artista il recupero del passato, scrigno di antichi saperi, di miti e di riti che permettano di percorrere con più consapevolezza le strade del futuro. L’artista prende dunque le mosse dai pionieristici studi di medicina di Andrea Vesàlio, dalle sue straordinarie tavole anatomiche, realizzate a Venezia dagli artisti della scuola di Tiziano Vecellio. Nascono così le sue Psicogeografie, tavole anatomiche e composite installazioni di frammenti e reperti che raccontano spaccati di metamorfosi fiorite sia sulle tele che nelle sculture.
Il Centro Luigi di Sarro, in collaborazione con il CeSMa (Centro Studi Marche) e in linea con la sua più che quarantennale attività di promozione di giovani talenti a livello nazionale e internazionale, accoglie anche quest’anno nei suoi spazi espositivi il Premio Pannaggi/Nuova Generazione 2022 V edizione, un’iniziativa dell’associazione “Amici di Palazzo Buonaccorsi” di Macerata a sostegno dei giovani artisti per la promozione dell’arte contemporanea nelle Marche e in Italia.
La Giuria composta da Paola Ballesi, Katiuscia Cassetta, Nikla Cingolani, Loretta Fabrizi, Paolo Gobbi, Marina Mentoni, Mauro Mazziero, Giuliana Pascucci, Massimo Vitangeli, ha assegnato il premio alla giovane artista civitanovese Paola Tassetti, con la seguente motivazione: “un’artista multidisciplinare e dai molteplici interessi che fa della sua arte uno stile di vita nell’incessante ricerca delle sorgenti del sapere e del fare, che trovano nella sapiente manipolazione della materia e delle forme la più alta espressione culturale”.
Paola Tassetti (Civitanova Marche Alta, 1984) studia arte, si laurea in architettura e successivamente si specializza nella ricerca del paesaggio italiano. Continua la sua formazione artistica a Kyoto presso lo studio Tomohiro Hata Architect and Associates e a Londra allo Uncommon Studio Creative.
La sua attività multidisciplinare sperimenta i terreni di confine tra diverse scienze: biologia, botanica, tassonomia, anatomia, archeologia, antropologia, sociologia, psicologia e architettura.
Contempera l’interesse per il paesaggio con la ricerca sull’anatomia umana con cui alimenta la sua espressione creativa fatta di diari, disegni, installazioni site specific, pitture surreali, collage digitali, arte digitale, pittura materica, serigrafia, raccolte tassonomiche, installazioni seriali e performance dove il corpo diventa veicolo di sperimentazione e terreno di scambio tra l’interiorità e la realtà.
Quattro donne con storie di vita differenti, quattro artiste con radici culturali varie e stratificate, un lavoro corale che si affianca alla ricerca personale e interdisciplinare di ciascuna identificando così un percorso comune, nei temi, nella poetica e nel dialogo delle pratiche. Un progetto che spazia fra materiali e medium diversi, ma che ci restituisce un pensiero unitario sulla contemporaneità.
ATTRAVERSARECONFINI è un dialogo creativo fra Karmen Corak (Slovenia), Fariba Karimi (Iran), Gianna Parisse (Italia) e Claudia Hyunsook Son (South Korea), che culmina in un grande muro composto di 273 opere, assemblate dalle quattro artiste secondo una trama di assonanze visive.
Scrive Gianna Parisse a nome del gruppo: “Il progetto nasce dalla volontà di lavorare a più mani, di formulare un progetto collettivo, da parte di quattro artiste di differenti nazionalità, in un momento in cui separazioni, muri, guerre e violenze, annichiliscono il nostro quotidiano e tutto sembra precipitare nell’abisso.
Questo lavoro comune, al femminile, si e’ espresso con un manufatto collettivo che si compone di piccoli lavori su carta, manifesto emozionale di accostamenti e sinergie e nella presentazione di opere singole che in una dimensione più aderente al reale, si allineano alla necessità di difendere ciò che più è fragile. A partire dai nessi tra il dominio sulla natura e il suo sfruttamento e l’oppressione verso i fragili e verso le donne con la loro sottomissione”.
Il progetto è realizzato con il patrocinio dell’Ambasciata Slovena a Roma e il Centro di Cultura Coreana.
Karmen Corak
Murska Sobota, Slovenia. Artista italiana che vive tra Venezia, Roma e Marsiglia. Ha studiato Arti Grafiche in Croazia e Conservazione e Restauro di opere d’arte su carta in Italia, Giappone e Austria. Presto la fotografia è diventata il suo mezzo espressivo, ha frequentato workshop con Rinko Kawauchi e Hans-Christian Schink. È stata invitata a mostre collettive e personali in Croazia, Francia, Germania, Giappone, Italia, Russia, Slovenia, Spagna, Ungheria e Stati Uniti, ricevendo premi internazionali in Fine Art Photography a Parigi, Malaga e Berlino. Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche in Italia, Slovenia e Giappone. Ha sviluppato progetti espositivi di arte contemporanea per istituzioni pubbliche e private. La sua fotografia registra il flusso costante delle cose e dà loro un altro ordine di esistenza. La particolare scelta del supporto cartaceo ne esalta le qualità estetiche e la capacità di evocare un esilio dalla realtà e dislocarlo in altre sfere della percezione.
Gianna Parisse
Roma, Italia. Architetto, artista e PhD in progettazione architettonica, fonda la sede romana dello Studio Archea, dedicandosi alla ricerca architettonica concepita sia da un punto di vista teorico che progettuale come relazione arte e architettura. Più recentemente si diploma in Pittura e si specializza in tecnologia dei materiali cartacei, all’ Accademia di Belle arti di Roma. Partecipa a mostre ed esposizioni in Italia e all’estero. Alle riflessioni sul paesaggio terrestre e celeste, sulle cartografie, sui fenomeni percettivi e fisici in cui siamo immersi, si affiancano trasformazioni, dissolvimenti, sparizioni di cose e natura, ovvero pensieri circolari tra vita e morte, tempo e memoria. I mezzi espressivi sono di volta in volta differenti, dalle carte ai colori naturali autoprodotti, alle immagini elaborate digitalmente, alla fotografia, alle riprese con lo scanner. Per quanto il medium carta, materia viva, sensibile, impressionabile, sia sempre presente.
Fariba Karimi
Tabriz, Iran. Dal 2009 vive e lavora a Roma. Si forma presso il liceo artistico di Tehran e si laurea in Pittura nel 2006 all’Università di Arte a Tehran. Si laurea in Pittura nel 2014 all’Accademia di Belle Arti di Roma. Dal 2003 partecipa a numerose mostre collettive e personali e diverse manifestazioni artistiche in Iran, in Italia e all’estero.La sua pittura astratta proviene da uno spazio profondo, da un mondo misterioso e nascosto, ai cui contenuti attinge attraverso la mediazione del segno. Veloce e incisivo. Ne deriva un racconto poetico, un linguaggio lirico che si configura in nuove forme e nuove scritture. Piu’ recentemente gli incisivi segni grafici e pittorici solcano le immagini fotografiche di frammenti del suo corpo, quasi a ricordare le cancellazioni che quotidianamente vengono inferte a diritti e donne iraniani.
Claudia Hyunsook Son
Seul, Corea del Sud. Laureata in Pedagogia dell’arte consegue la specializzazione in Educazione Artistica a Seul e la Laurea nel corso di Pittura presso l’Accademia di Belle arti di Roma, nonchè il Master in Beni culturali ecclesiastici presso l’Università Pontificia Gregoriana. Partecipa a numerose mostre personali e collettive in Europa, Asia e Stati Uniti. Vive e lavora tra Roma e Seoul. La sua arte crea immagini nello spazio dove si incontrano la cultura dell’Occidente e dell’Oriente. Sperimenta la sua ispirazione interiore rinnovando le sue immagini attraverso il tempo, la trasparenza e il vuoto, cosicchè il viaggio della coscienza vada avanti in un movimento tendenzialmente infinito.
Vernissage 11 Marzo 2023 ore 18,00. La mostra è organizzata dal Centro Di Sarro con Grenze Arsenali Fotografici (Verona) e Officine Fotografiche (Roma). Samantha Marenzi, docente al DAMS dell’Università Roma 3, è specializzata in fotografia analogica e tecniche manuali di stampa. Corpus è un progetto in tre stadi di passaggio, tre tappe alchemiche, tre nuclei linguistici e materici che raccontano la relazione tra immagine e Butō, fotografia e danza, arti visive e arti performative.
“Ho sempre utilizzato soltanto la fotografia analogica, e con i progetti legati alla presenza e alla corporeità ho iniziato la mia sperimentazione sulle tecniche antiche di stampa. Un processo lento e lungo di creazione dell’immagine, organico ai tempi e ai silenzi del lavoro sul corpo, un corpus”. In una relazione mai documentaristica tra scena e fotografia, l’immagine è parte del processo creativo come diagnosi e scansione del movimento, come traduzione linguistica, come partitura ritmica “nel” e “sul” nero. Le immagini sviluppano il Butō del gruppo Lios, de La Maison du Butoh Blanc, ma anche quello che la Marenzi ha vissuto in Giappone seguendo Akira Kasai, un danzatore che ha partecipato alla fondazione del Butō e che ha poi attraversato le culture e le pratiche d’Oriente e d’Occidente. Frammenti di progetti esposti in numerosi eventi e foyer italiani si ritrovano a dialogare al Centro Luigi Di Sarro assieme ad inediti appositamente stampati per Corpus. In mostra anche l’ultimo lavoro dell’artista con la performer Alessandra Cristiani, una trilogia di tre progetti per altrettanti spettacoli e mostre: uno dedicato a Schiele e realizzato in cianotipia, uno a Bacon e realizzato in polaroid, l’ultimo a Rodin in emulsione ai sali d’argento su carta e su pietra. “Le immagini costituiscono sia le sorgenti che le destinazioni delle tre performance. A ciascun assolo è legato un progetto fotografico che indaga le variazioni della sua corporeità sollecitata dall’opera dei tre artisti scelti e sperimenta le contaminazioni tra diverse tecniche. In tutte e tre le tappe abbiamo lavorato in collaborazione con Alberto Canu, che usa il digitale e riprende di solito gli spettacoli, in prova o dal vivo”.
Come raccontare due luoghi lontani dopo averne fatto un’intensa esperienza? Quali forme possono assumere? Cosa in loro può essere considerato pieno? Cosa, invece, vuoto? E come queste entità agli antipodi possono dialogare tra di loro?
Queste sono alcune delle domande che ruotano attorno a Le pieghe del vuoto, la mostra di Giulia Fumagalli (Carate Brianza – MI, 1990) in dialogo con Aran Ndimurwanko (Trento, 1991) che dal 19 novembre al 23 dicembre 2022 inaugura presso il Centro Luigi Di Sarro a Roma. Testo critico di Alice Vangelisti.
Si tratta di una selezione eterogenea di lavori frutto della doppia residenza di cui i due artisti hanno fatto esperienza durante la primavera, prima in Cile e poi a Panama. Il risultato è così la loro visione personale e artistica di questi due luoghi, geograficamente vicini, ma completamente agli antipodi. Da un lato, il paesaggio cileno, visivamente aperto per via dell’immensa distesa desertica, che seppur vuota è in grado di innescare continue connessioni. Dall’altro quello panamense, visivamente chiuso per la presenza della giungla impenetrabile, che riempie gli occhi e la mente, sovrappopolandoli di immagini.
Due esperienze completamente opposte, che attivano vicendevolmente sensazioni di pieno e di vuoto, contrapponendoli ma allo stesso tempo facendoli diventare anche uno la conseguenza dell’altro. Così, concentrandosi sulle caratteristiche estrinseche e intrinseche di questi due luoghi, Fumagalli e Ndimurwanko ne danno una loro lettura. Se Fumagalli indaga due elementi naturali – acqua e aria – che si materializzano in installazioni leggere e poetiche in grado di evocare la loro presenza, Ndimurwanko plasma la terra, dando vita a dei lavori carichi di quotidiana ritualità.
La mostra fa parte del progetto CL/PA – the travel di Giulia Fumagalli, realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (X edizione, 2021), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
Un’opera che declini il contemporaneo da portare con sé in un bagaglio a mano. E’ questa la scommessa per 5 artisti e una curatrice vincitori del concorso ARP PACK AND GO. Il programma di residenze del Centro Luigi Di Sarro è rivolto a giovani sotto i 30 anni e si realizza con il contributo Scambi Giovanili del MAECI e di altri partner. Un workshop itinerante tra Roma, Valona e Amsterdam per discutere e indagare la nozione di contemporaneo.
Cosa significa arte contemporanea, e soprattutto quanto e come la definizione di contemporaneo si può adattare al continuo mutare del tempo e della storia? Gli ultimi anni ci hanno posto di fronte alla necessità di riflettere sul ‘qui e ora’, cancellando d’improvviso quel senso di stabilità che era associato all’indicazione di epoca contemporanea, la “nostra” epoca contemporanea, pacificata e progressiva. Insomma la storia ci sta forse ponendo di fronte ad una nuova era? Sarà quindi un futuro sempre più sfuggente il nuovo contem- poraneo? E l’arte come dovrà rispondere a queste novità?
Sono questi i temi sui quali il programma di ARP intende dialogare. Si comincerà a Valona in Albania dove il Consolato Generale d’Italia ospiterà il primo incontro dei vincitori dell’Art Residency Project per un Meet up che si svolgerà il 14 ottobre, in occasione della 18° Giornata del Contemporaneo Amaci-Maeci. A fare gli onori di casa Artan Shabani, gallerista e storico dell’arte, uno dei fondatori della Albanian Gallery of Arts che incontrerà la curatrice Veronica Budini e gli artisti Mpumelelo Buthelezi, Florinda Ciucio, Ama- lia Kuhlmann, Svenia Jarisch e Giampaolo Parrilla, accompagnati da Alessandra Atti Di Sarro, vice presiden- te del Centro Luigi Di Sarro. In mostra i lavori selezionati per il PACK AND GO che usciranno per la prima volta dai bagagli per accendere il dibattito.
Il gruppo poi farà rientro in Italia, a Roma, dove presso il Centro Luigi Di Sarro si svolgerà il workshop: 10 giorni intensi di incontri, lezioni, laboratori e visite a musei e luoghi archeologici per continuare a ricercare quel nesso che lega l’antico al moderno, il passato al futuro e collocare così la propria contemporaneità in una riflessione più ampia. A concludere il percorso della residenza le opere del PACK AND GO, al centro del dialogo durante il workshop, torneranno in mostra per interrogare il pubblico. L’appuntamento con questo secondo Meet up è per il 25 ottobre h. 12-19 al Centro Di Sarro, in Via Paolo Emilio 28.
Il gran finale si terrà ad Amsterdam, dove il gruppo sarà ospitato dall’Istituto Italiano di Cultura, per esplo- rare la città, i suoi musei e la sua storia. Il Meet up con il pubblico e la scena artistica olandese si svolgerà il 29 ottobre h. 11-15 in Keizersgracht 564, 1017 EM.
ARP è un programma di residenze artistiche, ideato e realizzato dal Centro Luigi Di Sarro, con il contributo del Ministero degli Esteri italiano e di altri partner. Per la sua 8° edizione ha promosso la formula PACK AND GO, ovvero la scommessa di ideare e creare un’opera che rappresenti la propria idea di contemporanei- tà e che sia trasportabile in un bagaglio a mano per permetterne la massima mobilità.
Partecipano a sostenere questa edizione il Consolato Generale d’Italia a Valona, l’Istituto Italiano di Cultura ad Amsterdam, Mediaaid Onlus e Rainbow Media NPO.
La giuria del concorso ARP PACK AND GO, che ha selezionato i 6 giovani da Paesi Europei, dei Balcani e dell’Africa Australe, era composta da Alessandra Atti Di Sarro, Simone Ciglia University of Oregon USA e Carlotta Sylos Calo’ Università di Roma Tor Vergata.
In mostra le opere di Elena Giustozzi, Serena Vallese e Michele Carbonari, vincitori rispettivamente delle edizioni 2021, 2020 e 2019. Opening 27 maggio alle 18.
Il Centro Luigi Di Sarro, in collaborazione con il CeSMa (Centro Studi Marche) e in linea con la sua quarantennale attività di promozione di giovani talenti a livello nazionale e internazionale, accoglie nei suoi spazi espositivi i vincitori delle ultime tre edizioni (2019 – 2021) del Premio Pannaggi/Nuova Generazione, un’iniziativa dell’associazione “Amici di Palazzo Buonaccorsi” di Macerata a sostegno dei giovani artisti per la promozione dell’arte contemporanea nelle Marche e in Italia.
La mostra si offre come un osservatorio privilegiato sull’arte contemporanea attraverso le opere di tre giovani talenti. Un’esposizione dunque a tre voci che nel confronto per opera scandaglia i linguaggi del visivo, ne squaderna le diverse modalità espressive, assolutamente originali nel loro essere modulate su spartiti creativi che ciascuno raccorda ai propri ritmi esistenziali. Concrezioni in forme e immagini di visioni che scandiscono il rapporto sempre problematico e sempre da costruire con il reale, che tuttavia, proprio nel suo perseverante sfuggire alla presa, alimenta costantemente di nuova energia l’orizzonte dell’immaginario.
Elena Giustozzi (Premio Pannaggi 2021) – nata a Civitanova Marche (MC) nel 1983, vive a Senigallia (AN) – attraverso INSIDE propone la visione liquida di un microcosmo imprigionato in pochi centimetri d’acqua che l’alta qualità della pittura e il dispositivo ottico consentono di abitare nella profondità fluida e silenziosa di un “giardino in movimento e senza fine” come la vita cosmica.
Serena Vallese (Premio Pannaggi 2020) – nata a Giulianova (TE) nel 1981, vive e lavora a Montone (TE) -presentaFOGLIA-ME, un lavoro colto e meditato che sonda il tema della fragilità del vivente realizzato con materiali altrettanto fragili come carta, gesso, povere, pasta di cellulosa e modulato sul bianco pervasivo e assorbente “abbagliante d’attesa”.
Michele Carbonari (Premio Pannaggi 2019) – nato a Recanati nel 1980, vive e lavora a Macerata -conTHE LAST IMAGE mette a punto una figuratività che parla delle cose del quotidiano sublimate dalla luce della pittura, capace di donare dignità di singolare esistenza anche agli oggetti più anonimi e muti rivelando “epifanie dell’invisibile”.
Giustozzi_Vasca#3, 2019, olio su tela, diametro 80 cm
Vallese_Foglia-me, 2021, pasta di cellulosa, installazione (part.)
Carbonari_Trittico.Ombrellone nello studio, 2019, olio su tela, pannelli sx e dx 120×90 cm, pannello centrale 120x100cm
Il Centro Luigi Di Sarro riprende la sua attività espositiva con la mostra L’inattuale curata da Simone Azzoni. Il progetto pensato come una ricognizione tra gli archivi e un’indagine sulla non-contemporaneità, è una selezione che evidenzia ricorrenze, ritorni nelle pratiche e nei contenuti del presente. Da una parte la ricerca delle avanguardie che segna il passo della sperimentazione, dall’altra la necessità che quella ricerca si sedimenti in forme predisposte all’oggi.
L’inattuale è dunque una risposta anacronistica alla spinta progressista della ricerca linguistica, un baluardo all’ambiguo connubio contenuto-ricerca per affermare nelle pieghe del periferico, un eterno presente che, ricorrendo ai modi e alla tecnica dell’artigianalità storica, ripropone l’urgenza di una distanza dai fatti e di un tempo che con quei fatti sia relazione.
“È veramente contemporaneo colui che non coincide perfettamente con esso né si adegua alle sue pretese ed è perciò, in questo senso inattuale”, scrive Nietzsche, “ma, proprio per questo, proprio attraverso questo scarto e questo anacronismo, egli è capace più degli altri di percepire e afferrare il suo tempo”. L’artista contemporaneo non può sfuggire al suo tempo ma può sperimentarne un’inedita relazione. L’artista contemporaneo non combacia, non collima, non aderisce al suo tempo ma in una dislessia periodica e sfasata trasforma l’anacronismo in uno sguardo fisso sul buio, sia esso quello della memoria, della materia, dell’identità o della natura dell’oggetto.
“Tutti i tempi sono, per chi ne esperisce la contemporaneità, oscuri”, scrive Agamben. “Contemporaneo è, appunto, colui che sa vedere questa oscurità, che è in grado di scrivere intingendo la penna nella tenebra del presente”. Per farlo occorre accecare la luce del secolo e i suoi bagliori ingannevoli. Tenere fisso lo sguardo nel buio sapendo che nel buio può accadere qualcosa che si può solo mancare. Un appuntamento con una luce che si ritrae ma che richiede una puntualità di riconoscimento.
L’artista contemporaneo sta così nella discontinuità, nell’inattualità in quel non essere più dopo averne colto una profezia.
In mostra: Enrico Fedrigoli e Fabio Moscatelli e (dalla Collezione dell’Archivio del Centro Luigi Di Sarro) Jacopo Benci, Paola Binante, Carla Cacianti, Karmen Corak, Pietrantonio P.D’Errico,Ada De Pirro, Xavier Martel, Sergio Pucci, Yannick Vigouroux.
Per offrirti un'esperienza di navigazione ottimizzata e in linea con le tue preferenze, centroluigidisarro.it utilizza cookie di sessione. Chiudendo questo banner o scorrendo questa pagina acconsenti il loro impiego. chiudiInfoSettings
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.