ARP Project – La residenza come conoscenza partecipata

Sono passate ormai tre settimane dall’arrivo di Zwelethu Machepha da Johannesburg a Roma e dall’inizio della sua residenza artistica nella capitale.

“In queste settimane passate a Roma mi considero davvero fortunato per essere stato immerso nella ricchezza e nella bellezza di questa nazione. Ho visto uno scenario affascinante. La storia che questi monumenti esprimono è carica di un’identità che è davvero difficile da trovare da dove provengo” dice Machepha, che sta preparando la mostra con cui concluderà la residenza a Roma, il 31 maggio alle 18 al Centro Luigi Di Sarro.

untitled  ARP INSTAGRAM DIARY

Sono state tre settimane piene, coinvolgenti e sempre in movimento. ARP – Art Residency Project prevede infatti che gli artisti selezionati per la residenza vivano un quotidiano incontro con Roma intesa tanto nel suo aspetto storico-archeologico quanto in quello più contemporaneo. Oltre infatti, ai Fori e al Colosseo, l’Ara Pacis e il Pantheon, l’incontro di Machepha con l’arte contemporanea e la scena romana si è “consumato” giorno dopo giorno attraverso studio visits e openings. La residenza, seguita dall’inizio dalla squadra di giovani operatori culturali nei vari ruoli previsti dal progetto ARP – Emanuele Rinaldo Meschini, Angelica Farinelli e Giorgio Cristiano – si è costantemente arricchita di presenze andando a costituire una serie di relazioni e una sorta di gruppo pronto ogni volta a interagire con l’artista. Intorno a Machepha hanno infatti iniziato a riunirsi e incontrarsi artisti e curatori che a loro volta hanno offerto altri percorsi e incontri. E’ il caso di Giulia Lo Palco, che a sua volta ha aperto la strada al laboratorio di incisione “Stamperia del Tevere” diretto da Alessandro Fornaci, presso il quale ogni fine settimana Machepha lavora sulle proprie lastre. Gli studio visits ci hanno portato da Giuseppe Pietroniro e Marco Raparelli artisti già noti nel panorama italiano, e da Leonardo Petrucci e Giovanni De Cataldo al Pastificio Cerere.  Machepha non si è confrontato solo con artisti romani, ma anche con artisti in residenza presso le diverse accademie straniere, come Damien Duffy e Joseph Griffiths ospitati in questo periodo a Roma presso la British Academy.

Gli opening ai quali Machepha ha partecipato sono stati numerosi, quasi uno al giorno. Dalla personale di Vittorio Schillaci presso la galleria Operativa di Carlo Pratis, alla collettiva Studio System degli artisti in residenza all’American Academy, alla mostra di Camille Henrot alla Fondazione Memmo, passando per le tre serate finora organizzate dallo spazio Q13 di Carlo Caloro. Qui, in una zona come il quartiere Aurelio lontana da ogni tratta turistica, Machepha è entrato in contatto con diversi artisti giovani e indipendenti ed in particolare con Stefan Nestoroski,  macedone di origine, ma di formazione italiana.

Numerose sono state anche le visite ai musei di cui Roma è ricca. Fino ad ora, il progetto ARP ha accompagnato Machepa alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, al Macro e al Museo Luigi Pigorini. Tra le opere d’arte pubblica, il gruppo ha partecipato ad una preziosissima visita guidata da Sara Spizzichino (image researcher, CO-Team Captain Shadow Puppets per il progetto Triumphs and Laments) alla monumentale opera di William Kentridge sui muraglioni del Tevere, guarda caso un altro artista sudafricano stregato da Roma.

 


Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.